A pochi giorni dall’inizio del semestre europeo a presidenza italiana, è utile focalizzare i temi strategici da affrontare in sede comunitaria per sostenere il settore agroalimentare italiano, punto di riferimento per l’intero sistema Paese.
“Le nuove regole sull’agricoltura biologica – ha ricordato il presidente della Commissione Agricoltura UE Paolo De Castro -, i negoziati commerciali di libero scambio UE-USA, al cui interno la tutela delle produzioni di qualità certificata rappresenta uno degli elementi principali, la difesa delle produzioni vitivinicole di qualità dalla liberalizzazione senza criterio dei domini web, la riflessione sul futuro del settore lattiero-caseario dopo la fine del regime delle quote, sono tra le priorità per il settore agroalimentare che dovremo affrontare durante il prossimo semestre europeo”.
Temi da condividere e da affrontare con urgenza. Per quanto riguarda la riforma delle regole nel campo dell’agricoltura biologica, il percorso si trova già in fase avanzata con un contributo, anche sostanziale, dell’Italia.
Il nostro paese – leader nel campo della certificazione biologica, dell’agricoltura di qualità e delle produzioni sostenibili – non poteva certo farsi sfuggire che – come testimonia l’analisi di settore della Commissione UE – negli ultimi 10 anni il mercato del biologico nell’Unione è quadruplicato, mentre la superficie coltivata è solo raddoppiata. Il differenziale è semplicemente stato coperto con le importazioni da paesi terzi. Queste dinamiche di sviluppo distorte, unite alle frodi legate ai prodotti BIO importati, possono generare dei fenomeni dannosi per l’intero comparto. Il ragguardevole clima di fiducia del consumatore europeo rischia infatti di perdersi senza un intervento in grado di riequilibrare il sistema.
“Il biologico per il consumatore europeo – ricorda Francesco Giardina del SINAB deve rimanere legato alle produzioni locali, di qualità e connesso all’idea dello sviluppo rurale dei territori”. In parallelo alla revisione normativa sarà necessario concludere anche l’iter delle misure politiche a sostegno del comparto che devono prevedere, in sintesi, l’approvazione di un piano di azione specifico con adeguata copertura finanziaria. Passando al secondo tema, gli accordi bilaterali di libero scambio sono ormai da tempo un fattore nevralgico per rilanciare l’economia dell’Unione, un punto di svolta se portati a termine a determinate condizioni. Sul tavolo della nuova Europa appena eletta ci sono molti fascicoli, ma quello più significativo riguarda sicuramente la trattativa con gli Stati Uniti. Nei giorni scorsi è stato fatto un altro passo in avanti; il segretario di stato americano all’Agricoltura, ospite per la prima volta al Parlamento europeo che ha ribadito quanto valga in termini economici questo accordo: da 3 a 5 punti di Pil europeo.
Tra i benefici potenziali ci sarebbe anche la creazione di circa 2 milioni di posti di lavoro. Il negoziato non appare semplice, ma l’Europa ha il dovere di provarci seriamente e la nostra presidenza ha tutte le carte in regola per giocarsela. Il terzo tema riguarda le liberalizzazione dei domini web con suffissi connessi al mondo del food e del wine (.pizza, .vin., .wine). L’ICANN – l’ente statunitense che gestisce l’assegnazione dei domini – ha appena assegnato ad un’azienda USA il dominio “.pizza”, la maggiore icona del cibo made in Italy, e pare continuare senza esitazioni sull’assegnazione dei domini relativi al vino dopo l’incontro che si è tenuto proprio in questi giorni a Londra. Infatti, nonostante la forte mobilitazione delle delegazioni dell’UE presenti, i rappresentanti del GAC – organo consultivo di ICANN- non sono riusciti a trovare un consenso a favore della sospensione della delegazione.
Su questo tema molto attive sono le organizzazione dei vini che fanno capo ad EFOW, il cui presidente Riccardo Ricci Curbastro ha dichiarato: “Tutti i settori che si sentono penalizzati devono unirsi a noi per ottenere dalle istituzioni una riforma della governance di Internet che assicuri lo sviluppo degli scambi, preservi la diversità culturale e il mantenimento delle condizioni per una concorrenza leale”. Anche il governo italiano ha prontamente preso una posizione chiara con il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina: “Dobbiamo fare squadra con gli altri Stati membri e proteggere il nostro patrimonio di denominazioni, che è in serio pericolo per la politica di un ente privato”. Poteva apparentemente sembrare un semestre europeo non impegnativo, in quanto mancavano veri e propri dossier legislativi, ma in realtà nei prossimi mesi si giocherà un pezzo serio di futuro agricolo europeo.
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