Il Piccolo
La notizia è di quelle che fanno davvero tremare il mondo vitivinicolo locale: il Consorzio Tutela Vini DOC Friuli Isonzo cessa la propria attività. A comunicarlo è lo stesso presidente del Consiglio di amministrazione Giorgio Badin. La descrive come «una scelta sofferta ma necessaria: dopo aver lanciato il piano di rientro che porterà al pareggio di bilancio, il Consorzio proporrà la messa in liquidazione che verrà discussa nell’assemblea straordinaria dei soci di lunedì 14 luglio». Badin spiega anche quali siano le cause di questo doloroso passo: «Sono principalmente due: le dimensioni troppo piccole del Consorzio Isonzo, che non ne consentono una gestione economicamente sostenibile, ed il venir meno del sostegno pubblico. Il sistema consortile regionale così come è ha dei limiti ed il fatto che pochi associati sostengano economicamente una struttura utile a pochi crea mille problemi. Il mondo politico dovrebbe quindi spingere verso un sistema consortile regionale gratuito per le aziende, salvaguardando le singole denominazioni».
E su questi punti entra più nel dettaglio: «La situazione si è evoluta in questo modo da anni: abbiamo pianificato il rientro da un disavanzo di 180mila euro, e ci sianio riusciti per 120mila euro sinora – sottolinea – è chiaro che 60 soci non possano accollarsi spese per 80mila euro annui: lo sforzo è troppo ingente per dei singoli, e quindi a malincuore l’unica soluzione possibile è la chiusura. E’ la Regione che dovrebbe prendere in mano la situazione: tanti piccoli consorzi locali sono inutili. E’ giusto crearne uno unico, a respiro regionale, che gestisca tutte le denominazioni: anche gli stessi costi di gestione sarebbero enormemente minori. Basta una segretaria che si occupi di tutte le denominazioni, e non come ora che vi sia una segretaria per ogni consorzio sparso sul territorio. Prendiamo l’esempio del Piemonte: da anni c’è una gestione unica sotto la regia regionale, che ingloba 14 denominazioni diverse, con ottimi risultati. E’ la strada da seguire anche da noi per non far implodere il sistema». Badin vede comunque una luce: «Se il Consorzio chiude per esaurite finalità, la Doc Isonzo deve proseguire il proprio cammino: per questo motivo proporrò in sede assembleare la nascita di un comitato spontaneo, a cui tutte le aziende possano partecipare a titolo gratuito, in grado di confrontarsi con gli enti pubblici».
Il Doc Friuli Isonzo costretto a chiudere «Costi insostenibili»