Il Resto del Carlino
«Se devo produrre pesche per venderle a 20 centesimi al chilo, è meglio abbattere il frutteto ». E così, in diversi terreni, gli agricoltori hanno preferito usare la motosega sulle piante con le pesche ancora da raccogliere. Già nel 2013 avevano venduto la frutta al di sotto del costo di produzione: quest’anno il crollo del prezzo è di un ulteriore 40%. Una crisi per il mondo agricolo, che non si avverte sui banchi dei negozi e dei grandi centri commerciali, dove il prezzo al consumatore varia, in base alla qualità delle pesche, da 1,53 a 2,50 euro. Già da alcuni anni i prezzi sono in flessione per l’agricoltore, ma non per il consumatore finale.
Colpa di una filiera lunga, si dice da tempo, senza che però la situazione cambi. Così, se all’agricoltore vanno 20 centesimi, il sistema cooperativo o il grossista che rivende il prodotto a centri commerciali e negozi ricarica fino a 0,80-1,05 euro, in calo del 50% rispetto al 2013. Sui banchi di vendita i prezzi volano invece fino a 2,50 euro, con rincari, dall’albero al banco, del 900%. Certamente vi sono le spese legate alla gestione della grande distribuzione o del negozio privato, ma sta di fatto che l’agricoltore, a questo punto, preferisce abbattere le piante. Negli ultimi anni la capacità produttiva di pesche nella nostra provincia è calata del 35%.
Le pesche a 20 centesimi al chilo? No, piuttosto abbatto il frutteto