Il Secolo XIX
Orientali all’assalto di Bordeaux e delle sue prestigiose tenute. Ma i francesi alzano le barricate e favoriscono altri acquirenti. Ancor più viva è la preoccupazione in Francia, Paese tradizionalmente molto attento quando si tratta di presidiare il proprio patrimonio economico. Anche se, va detto, come annota WineNews, che dell’1,5% dei vigneti di Bordeaux in mani asiatiche (su un totale di 2.000 ettari), oltre la metà è classificato con la denominazione più comune, una Aoc “generica” o si trova, al massimo, in sottozone a Bordeaux Supérieur. In generale gli acquisti portati a termine non riguardano, salvo eccezioni, i marchi più prestigiosi
tanto meno i grand cru del Médoc selezionati con la classificazione del 1855 che vede al vertice solo cinque premier cru e, a scendere, altri quattro livelli, e neppure le aziende al top delle più recenti classifiche di Pomerol e Saint-Emilion. Le conquiste di un certo peso finora sono solo due: Le Bon Pasteur, di cui l’influente enologo Michel Rolland, già protagonista del film “Mondovino”, ha ceduto una quota, e Chateau Beychevelle, dove ormai i capitali cinesi hanno la maggioranza del capitale.