Italia Oggi
Difendersi a livello di mercato globale con regole certe e condivise e con una agenzia europea di controllo. Lo chiedono le associazioni dei produttori dopo che il sequestro dei kit per il produrre vino avvenuto la scorsa settimana, una frode che riguarda 24 vini Doc e Igp italiani per un valore di oltre 28 milioni di euro. Ad alzare prima la voce era stata Coldiretti. «Si tratta un inganno globale che mette a rischio la credibilità del made in Italy in tutti i continenti dove la diffusione dei «wine kit» con etichette italiane è purtroppo capillare e spesso tollerata». Per il segretario generale di Qualivita, Mauro Rosati, «occorre una impostazione regolamentata dal commercio elettronico».
Basta farsi un giretto su internet e trovare, sui siti di vendite online, kit per produrre vino Chardonnay, Merlot ma anche Valpolicella o Chianti. E si trovano anche kit per ottenere mozzarella e ricotta. «La distorsione nasce anche dai motori di ricerca», continua Rosati. «Se indirizzano su siti web niente hanno a che vedere con chi produce, si crea confusione. Ecco che le ricerche devono essere più veritiere e questo lo si fa con una strategia di accordi con chi fa commercio elettronico».