Corriere della Sera
Un’altra truffa contro il Brunello di Montalcino DOP. Ma stavolta è stata sventata prima che le bottiglie di vino finissero in vendita. Il protagonista è un consulente, un factotum utilizzato da una decina di piccole cantine della zona. A lui i vignaioli avevano affidato la tenuta dei registri e altri adempimenti burocratici, difficili da sbrigare per i piccoli agricoltori. E lui, approfittando della fiducia e del campo libero, falsificava le quantità della produzione. In sostanza: moltiplicava il volume del vino realmente prodotto, facendo attenzione a far corrispondere ettari e ettolitri producibili. Il vino reale restava in cantina, quello in più (sulla carta) prendeva la forma di cisterne di liquido che non aveva nulla a che fare con Brunello e Rosso di Montalcino
, ma che veniva ceduto ad altre cantine come autentico. Come? Falsificando i documenti che attestano la Denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Un affare, hanno valutato la Guardia di Finanza e la Procura di Siena, da circa un milione di euro. Gli investigatori sono intervenuti per tempo e il vino taroccato (ben 165.467 litri) è stato tutto sequestrato nelle cantine dove si stava «affinando» prima di essere messo sul mercato come Brunello o Rosso. E’ stato un produttore ad accorgersi delle carte false redatte dal consulente. L’ha segnalato al Consorzio per la tutela del Brunello.