Sette
Nel Nord-Ovest piove, nel Nord-Est piove molto, nel Centro va un po’ meglio, nel Sud c’è tempo buono. L’Italia sembra divisa in quattro, più che in due, e anche se manca almeno un mese alla fine delle vendemmie e gran parte dei vitigni a bacca rossa sono ben lungi da poter essere raccolti, le prospettive sono come minimo piene di chiaroscuri. Di sicuro si deve sperare in un settembre meno piovoso di quanto non siano stati luglio e agosto, e questo per far sì che le bucce soprattutto delle uve rosse possano diventare più spesse e possano accumularsi quelle sostanze coloranti che determinano in gran parte la qualità e la longevità dei vini. Per i bianchi è diverso, conta molto la tecnologia di cantina, la bravura dei vinificatori, e soprattutto nel Centro-Sud avremo sicuramente vini interessanti. In ogni caso quella del 2014 verrà ricordata come una vendemmia difficile, anomala, dove l’esperienza dei produttori, il valore dei vigneti, in termini di esposizione di drenaggio dei suoli e di quantità prodotte, faranno la differenza in modo nettissimo. Una vendemmia per professionisti, insomma. Già però si possono dire alcune cose: diminuirà la quantità prodotta, e se lo scorso anno eravamo intorno ai 44 milioni di ettolitri, sarà un buon risultato rimanere sopra i 40. Molte regioni hanno autorizzato l’uso di mosti concentrati, che arricchiscono di zucchero i mosti prima della fermentazione e di alcol i vini dopo la fermentazione. Questo per la scarsa gradazione che, in presenza di maturazioni scarse e irregolari, fatalmente si ottiene. Troppa pioggia, poco sole, e quindi processi di maturazione rallentati, provocano situazioni del genere. Per di più ci eravamo abituati bene ultimamente. Negli ultimi dieci anni, indicativamente dal 2004 in poi, le vendemmie calde e soleggiate sono state assai più di quelle fresche. Il 2006, il 2007, il 200g, il ton e il 2012 persino siccitose. Solo il 2013 ha visto un po’ di pioggia, ma nulla di paragonabile con quella di quest’anno. Ma andando più nel merito della situazione ecco cosa stiamo ottenendo e cosa possiamo attenderci. Nel Nord-Ovest, Piemonte in testa, c’è una prevalenza di uve e di vini rossi. Alcune varietà, come il Dolcetto, sono più precoci. La Barbera è a metà strada e il Nebbiolo matura per ultimo. Un andamento climatico come quello al quale stiamo assistendo privilegerà le varietà più tardive, che potrebbero recuperare, con un settembre e un inizio di ottobre sufficientemente soleggiati, il “gap” di maturazione e i problemi fitosanitari determinati dall’eccesso di piogge. Perciò è possibile che a fronte di molti Dolcetto problematici, potremmo avere discrete Barbere e Barolo e Barbaresco, che derivano da uve Nebbiolo, persino di qualità sorprendente. Per quanto riguarda i bianchi e la spumantistica a base di Moscato molto sarà determinato dalle scelte vendemmiali e dalla tecnologia, quindi avremo comunque vini corretti.
Troppa pioggia e poco sole. La vendemmia sarà una sfida