Informatore Agrario
Dalle pesche e nettarine alle susine, dalle mele alle pere, dalle patate alle cipolle, tutti i prezzi registrano cali dal 20 al 40% rispetto al 2013. Che non vengano a dirci che l’ortofrutta ha la sua parte di colpa nella riduzione dei consumi degli italiani, o anche degli europei. Con prezzi bassi come quelli di questa pazza estate dovremmo diventare tutti vegetariani! Non passa giorno infatti che acquirenti grossisti, sempre a contatto con la distribuzione tradizionale e anche con quella organizzata (gdo), non rilevino che rispetto all’anno passato le quotazioni della frutta, sia quella di stagione sia quella frigoeonservata, sono inferiori, mediamente, di valori che vanno dal 20 al 40%. Che fare? Difficile dirlo, anche se è vero che i livelli organizzativi, fra produzione, centrali cooperative e imprenditori privati, non sempre sono all’altezza di questa drammatica situazione. Quando si sente dire che si smetterà di produrre pesche o susine, o che per qualche anno non si pianteranno più patate (pagate oggi alla produzione fra 0,10 e 0,12 euro/kg) o cipolle (stessi prezzi e anche meno), non si può non pensare che si corre un rischio grave, cioè perdere competenze che per essere riattivate richiedono decenni di lavoro, di investimenti e sacrifici.