La Stampa
Le castagne «made in Italy» rischiano di sparire: il raccolto 2014 sarà inferiore alle 18 mila tonnellate dello scorso anno, scenderà a meno di un terzo delle 55 mila tonnellate prodotte nel 2008. Il freddo di giugno ha compromesso l’impollinazione durante la fioritura dei castagni, ma il principale responsabile resta il cinipide (Dryocosmus kuriphilus il suo nome scientifico), l’insetto arrivato dalla Cina che da anni attacca i germogli delle piante, riducendone la fruttificazione. In Italia si estendono 780 mila ettari di castagni che rappresentano un’importante integrazione al reddito per 34 mila aziende agricole. Per tutelarle, nel 2011 il ministero dell’Agricoltura stanziò 1 milione di euro per il lancio del «torymus»
l’antagonista naturale del cinipide. A guidare il progetto fu l’Università di Torino, e proprio il Piemonte oggi vede i primi risultati positivi. Al contrario, in Campania e in Lazio (le prime due regioni per produzione) la strada è ancora lunga. «Nel mio castagneto sui Monti Cimini, quest’autunno ho raccolto 7 quintali rispetto ai 600 che producevo – dice Angelo Bini, vicepresidente della Coopertiva agricola produttori castagne Vallerano, nel Viterbese -. Gli alberi sono state attaccati anche da funghi: uno di questi causa la morte del torymus, ma uccide pure il cinipide».