Il Messaggero
La prima voce dell’export agroalimentare italiano è il vino, con un valore di circa 4,7 miliardi di euro. Anche se la quantità esportata non sempre cresce, il valore in euro è in costante aumento, segno questo di una maggiore richiesta di vini di qualità, con un più alto prezzo al litro. Analogo discorso anche nei paesi asiatici, dove la crescita in valore è maggiore di quella in quantità, come in Giappone (+17% in quantità e +27,7% in valore) oppure n Cina (+6% in quantità e +15% in valore). Stati Uniti e Germania sono i due principali mercati, che si alternano al primo posto con un valore di circa un miliardo di euro a testa. Per la vendemmia 2013, a dispetto delle stime, che tutte concordemente davano un anno sì regolare, ma attorno ai 45 milioni di ettolitri, le dichiarazioni di produzione uscite da Agea nei giorni scorsi danno un’altra fotografia del vigneto italiano. Che nel 2013 mette in cantina oltre 53,6 milioni di ettolitri di vino e mosti, equivalenti a un aumento del 19% rispetto al 2012, ovvero 8,5 milioni di ettolitri in più: quanto l’intero Sudafrica, tanto per intenderci.
IL_MESSAGGERO_9.pdf