Etichetta: si tratta di sicurezza in tavola, di tutela dei consumatori e, perché no, di salvaguardia di un comparto, quello agroalimentare, che rappresenta uno dei motori principali dello sviluppo dell’Umbria e dell’Italia. Dal primo aprile è entrato in vigore il regolamento europeo che impone l’indicazione del Paese d’origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali di specie suina, caprina, ovina o dei volatili». Una “benedizione”, accolta con grande favore dalle organizzazione di settore, soprattutto in funzione della tutela del made in Italy.
Specie per un «settore, quello della suinicoltura – spiegava nei giorni scorsi il presidente di Coldiretti Umbria, Albano Agabiti – che nel periodo 2000/2010 ha scontato un calo delle aziende di circa il 90% e dei capi del 24% (circa 750 le aziende rimaste con poco più di 180mila capi) in conseguenza anche di una insufficiente trasparenza sul mercato, che ha raggiunto livelli preoccupanti, nonostante in Umbria esista una IGP di riferimento per il prosciutto di Norcia». I bluff in tavola, sostiene Coldiretti, riguardano ad esempio due prosciutti su tre, venduti come italiani ma provenienti da allevamenti all’estero. E in Italia due prosciutti su tre sono “falsi” – perché prodotti con maiali alle vati all’estero -fuori dai confini del Belpaese la situazione è ancora peggiore. Dal “parmigiano” canadese alla mozzarella brasiliana: i bluffa tavola fanno male a chili mangia e a chi vede “derubate ” tradizioni, qualità e affari. E allora, bene vengano le carte d’identità. Ma che non siano contraffatte anche quelle.
Fonte: Il Giornale