Cos’hanno in comune Gorgonzola DOP e Mozzarella di Bufala Campana DOP? Semplice: parlano sempre più straniero. Così come prosecco e chianti. Sì, perché le eccellenze del “made in Italy” dipendono sempre più dal lavoro dei migranti: in cinque anni gli occupati stranieri del settore agroalimentare sono infatti aumentati del 62, 7 % e gli imprenditori del 14,8%. Eccolo uno dei segreti che si cela dietro i padiglioni di Expo 2015. L’Esposizione di Milano metterà sotto i riflettori mondiali il cibo italiano. Italiano certo, ma non solo.
In molte produzioni di qualità cresce infatti il peso dell’occupazione e dell’imprenditoria straniera. A fotografarlo è una ricerca della Fondazione Leone Moressa. I lavoratori immigrati nel settore agroalimentare sono ben 166mila, cioè il 7,2% del totale degli occupati stranieri. Di questi, il 70% è impiegato nell’agricoltura, il restante 30% nelle industrie alimentari. Per capire meglio: mentre mediamente i lavoratori stranieri sono il 10, 3 % del totale degli occupati, nel settore agroalimentare rappresentano ben il 13,2% e raggiungono il 14,2% nel comparto agricolo.
Non solo. Che questo settore sia un traino per l’occupazione degli immigrati lo prova anche la loro crescita negli ultimi 5 anni (+62,7%), mentre per gli italiani si assiste a un calo del 3%. Rimane però un dislivello di qualifiche. Gli stranieri infatti sono maggiormente impiegati in professioni di basso livello (il 64,4%): braccianti e addetti alla manutenzione del verde. La maggioranza degli italiani (55,4%) trova invece impiego in attività qualificate, come operai agricoli specializzati.
Fonte: La Repubblica