Non una mera spending reiew, ma razionalizzazione e rilancio della ricerca pubblica nell’agoalimentare. Così è stato presentate a Expo il CREA (Consiglio perla ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), ultimo nato dalla fusione tra Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) e Inea (Istituto nazionale economia agraria), «Troppi campanili, è questo il peccato dell’Italia. Con questa operazione vogliamo dotare il nostro Paese di un centro capace di rispondere alla pressante richiesta di innovazione delle imprese» ha spiegato il commissario straordinario, Salvatore Parlato. Anche se non si tratta di una semplice sforbiciata alla spesa, l’intervento di Parlato parte da lì: risparmiare, tagliando inefficienze e ridondanze.
Anzitutto le sedi: Cra e Inea ne hanno nel complesso 82 (più 103 aziende sperimentali, dl cui 20 non utilizzate). Queste, nel piano dl ristrutturazione, che diventerà operativo il 1 gennaio 2016 e dovrà essere completato a fine 2017, si ridurranno e 28 (almeno una per regione + 10 laboratori). «Solo così-ha assicurato-taglieremo la spesa del 10%, anche perché al crescerne della dimensione diminuisce il costo unitario per lavoratore». Su 105 milioni di € di finanziamento pubblico (più 50 milioni di € di risorse da bandi, brevetti etc) 95 servono oggi per pagare gli stipendi. Su 1570 dipendenti, i ricercatori sono il 37% (a cui vanno sommati /00 precari), gli amministrativi il 24%. Ancora «troppi» (sia i precari che gli amministrativi).
Fonte: Terra e Vita