Che l’Europa sia una barca con una rotta incerta si era visto da tempo; la gestione della crisi greca o dell’emergenza immigrazione ne sono prova certa. Ma anche su temi, per così dire, più marginali come quelli legati all’alimentazione o all’agricoltura, il modus operandi di Bruxelles lascia molto a desiderare o comunque appare, ad una prima lettura, contraddittorio. L’ultimo esempio è la questione dell’utilizzo del latte in polvere per la produzione di formaggi.
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Dop e Igp sono protette dai disciplinari di produzione tradizionali
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Ha fatto molto discutere infatti la lettera che la Commissione Europea ha inviato all’Italia nei giorni scorsi per chiedere la fine del divieto di possesso e utilizzo di ‘polveri’ per la produzione di alcuni prodotti lattiero-caseari, previsto da una legge nazionale del 1974 (la n.138 dell’11 aprile).
In buona sostanza quello che si aspetta la UE è un adeguamento dell’Italia alla normativa europea e in particolare all’articolo 34 del trattato di funzionamento dell’Unione, che regola la “libera circolazione delle merci”. La legge italiana sarebbe un ostacolo intollerabile per il buon funzionamento del mercato, che nel caso di quello dei formaggi, ha un valore mondiale di 72 miliardi di dollari, a fronte di 21 milioni di tonnellate di prodotto.
Dato che l’Italia vanta 50 formaggi DOP IGP STG e 558 formaggi riconosciuti come prodotti agroalimentari tradizionali regionali, alla notizia è seguito un gran polverone mediatico che ha finito per generare solo confusione e allarmismo su uno dei settori di eccellenza mondiale del nostro Paese. Adesso però è il momento di fare un po’ di chiarezza per affrontare nel migliore dei modi un tema tanto complesso quanto cruciale.
In primis, il contenzioso tra UE e Italia non riguarda tutti i formaggi italiani. Come hanno sottolineato con forza i Consorzi di Tutela dei nostri grandi formaggi, Il Ministro Martina e alcune delle associazioni di rappresentanza le vere eccellenze italiane, i 50 formaggi DOP IGP STG, non possono subire alcuna modifica: per questi formaggi valgono i disciplinari di produzione, che vietano l’utilizzo di latte in polvere o altri derivati.
[blockquote size=”fourth” align=”left” byline=”]Difendiamo la nostra distintività senza fare terrorismo mediatico[/blockquote] Quindi, chi ha strillato che gioielli nazionali come Parmigiano Reggiano DOP, Grana Padano DOP, Gorgonzola DOP o Asiago DOP, solo per citarne alcuni, rischiano di essere (vergognosamente) prodotti con latte in polvere, dimostra o una conoscenza approssimativa della questione o una pessima attitudine a giocare sulla pelle di chi ogni giorno si alza per produrre un bene unico al mondo. Tanto per chiarire, i formaggi DOP IGP STG rappresentano oltre il 40% del comparto e convogliano oltre il 70% della produzione nazionale di latte per un fatturato di euro 3,8 Miliardi
Il secondo e terzo tema in agenda sono simbiotici e riguardano il rapporto che esiste tra le volontà dell’Italia e dell’Europa. Davvero pensiamo che questa incerta Europa voglia imporci di produrre formaggi senza latte? Non è così, l’Europa non ha la forza di imporci un diktat e in sostanza non lo ha fatto.
Nel momento in cui l’ex leghista Oreste Rossi (ora Forza Italia) sollecitò, in maniera sciagurata, l’intervento della Commissione Europea, proprio sulla faccenda del divieto di utilizzo di latte in polvere, per garantire i principi di libera circolazione delle merci, si è messo in moto un meccanismo che ha portato alla richiesta di adeguamento della normativa nazionale. Nel calcio lo chiamerebbero autogoal o, almeno, tentativo di autogoal. Ed è solo un tentativo perché la volontà di tutta l’Italia, dai produttori, all’agro-industria passando per il sistema politico, è difendere sia la qualità dei nostri formaggi che la legge che vieta l’utilizzo di latte in polvere.
“Non faremo passi indietro” – ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina – “difenderemo il modello della nostra agricoltura che si basa sulla distintività, vero punto di forza, che sarà il nostro mantra”.
Senza contare che il contesto in cui si svolge questa disputa è quello complesso della fine del regime delle quote latte in cui tutta la filiera ha urgenza di riorganizzarsi in maniera più efficiente e su cui la reazione migliore è stata proprio quella del Governo, che con il “Piano straordinario per il latte italiano” ha difeso, per quanto possibile, il reddito degli allevatori.
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Detto questo dobbiamo affermare il nostro tema politico. Se l’Europa chiede a noi un passo indietro, noi dobbiamo fare, insieme a lei, un passo in avanti. L’Italia potrà essere disposta a dialogare su questo tema, solamente se la Comunità sarà in grado di mettere a punto un sistema di etichettatura chiaro, visibile, inequivocabile, che tuteli la qualità distintiva dei prodotti che mangiamo e di conseguenza la salute dei cittadini/consumatori.
Vanno bene regole uguali per tutti, va benissimo la libera circolazione delle merci, ma poi l’Europa non può contraddirsi negando l’informazione al consumatore, riducendo l’etichettatura a tagliandino incomprensibile o dannoso. L’unica moneta che paghi in questi casi è quella della trasparenza e della valorizzazione di quei prodotti che della qualità fanno un segno distintivo da sempre.
“Dobbiamo impegnarci a difendere la norma che vieta l’utilizzo di latte in polvere nei prodotti caseari – ha dichiarato Paolo De Castro Coordinatore S&D Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento UE – In caso di estensione delle regole europee, dovremo organizzarci per mettere a punto un sistema di etichettatura che garantisca una corretta e completa informazione al consumatore e puntare su sistemi di qualità nazionale che possano continuare a preservare la distintività delle nostre produzioni, magari prendendo come esempio il modello francese “Label Rouge”.
Commissione UE e autorità italiane hanno due mesi di tempo per trovare una soluzione politica di valore che preservi un settore di eccellenza. Un ulteriore stress test per la l’UE, da cui è necessario aspettarsi una prova di maturità. Anche una barca con una rotta incerta ha sempre scelta, può decidere se affondare o se procedere per la rotta che la conduca in porto.[/column]
[column size=”half” last=”yes”]LE OPINIONI DEI PROTAGONISTI DEL SETTORE[hr style=”dash”][accordions][accordion title=”Il Gorgonzola Dop si fa solo con latte fresco!” active=”yes”]Renato Invernizzi
Presidente Consorzio di Tutela Gorgonzola DOP
“Il formaggio Gorgonzola Dop sarà sempre e comunque prodotto utilizzando esclusivamente latte fresco della zona di origine. Siamo fermamente convinti, infatti, che solo il rispetto della qualità e della genuinità possono garantire che il formaggio Gorgonzola Dop sia costantemente conosciuto e amato in tutto il mondo come confermano i consumi e le esportazioni in continua crescita”.
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[accordion title=”Tutelare l’identità della filiera casearia italiana” active=”no”]Riccardo Deserti
Direttore Consorzio Parmigiano Reggiano DOP
“Anche se, paradossalmente, l’ipotizzata norma sul latte in polvere sarebbe un’opportunità per i formaggi Dop italiani, in quanto sarebbero gli unici in grado di garantire ai consumatori l’assenza di latte in polvere, è opportuno tutelare uno dei pilastri su cui si è basata l’identità complessiva della filiera casearia italiana e che può essere anche per il futuro un insostituibile fattore di distintività”.
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[accordion title=”Indicare con chiarezza la provenienza del latte” active=”no”]Nicola Cesare Baldrighi
Presidente del Consorzio Tutela Grana Padano.
“Direi che non tutto il male viene per nuocere. Occorre che volontariamente sulle confezioni di formaggi e latte fatti solo con latte italiano venga indicato con chiarezza “prodotto solo con latte italiano”. E questa diventa un’opportunità perché la preoccupazione del consumatore di non sapere cosa mangia per noi deve diventare un vantaggio. E tale vantaggio dovrebbe manifestarsi anche sui prodotti DOP fatti obbligatoriamente solo con latte della zona DOP e quindi necessariamente solo italiano, anzi di una parte ristretta e ben definita dell’Italia”.
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[accordion title=”L’eccellenza del latte fresco e dei formaggi italiani vanno difesi” active=”no”]Sabrina Capozzolo
Responsabile agricoltura Partito Democratico
“Capisco che non tutti i Paesi europei possono vantare una filiera così eccellente ma, proprio per questo, l’Europa avrebbe il dovere di difendere un sistema produttivo come il nostro, anziché sacrificarlo sulla base di un egualitarismo normativo e formale totalmente slegato dalla realtà”.
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[accordion title=”No allarmismo, pericoloso per il made in Italy agroalimentare” active=”no”]Dino Scanavino
Presidente CIA – Confederazione Italiana Agricoltori
“Si può e si deve discutere riguardo alle modalità con cui gli ingredienti sono indicati sulle etichette dei formaggi e sulla possibilità di incidere per modificare la normativa europea. Ma cosa ben diversa è l’atteggiamento e l’azione di alcuni preoccupati unicamente a diffondere allarmismo. Il latte in polvere è comunque vietato nella produzione dei formaggi Dop e Igp”.
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I NUMERI DEL COMPARTO LATTIERO-CASEARIO
Fonte: L’Unità
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