Il consumo di formaggio crescerà del 20% a livello mondiale entro dieci anni (OCSE-FAO): è anche alla luce di questa potenzialità del settore che si inserisce il dibattito europeo sul divieto di utilizzo del latte in polvere per la produzione casearia. La Commissione ha chiesto a maggio di rivedere tale divieto e ribadisce che “tutti i prodotti italiani protetti dagli schemi europei (DOP, IGP, STG) non sono interessati dall’indagine” dal momento che la politica europea sulla qualità dei prodotti fornisce una specifica normativa per la loro produzione. Sui lattiero-caseari generici la differenza la faranno le scelte delle singole industrie di trasformazione: i produttori potranno utilizzare latte fresco o derivati, indicando in maniera esplicita l’eventuale utilizzo di latte fresco ed è proprio sul versante dell’etichettatura che i protagonisti del comparto auspicano ora un cambio di passo.
Tutto ciò potrebbe rappresentare un’opportunità in più per i formaggi DOP IGP che in questo scenario resteranno una garanzia per i consumatori italiani ed esteri, sopratutto nel caso non si raggiungesse una normativa esplicita sull’etichettatura. Certo l’interesse per l’Italia è alto: si parla di una produzione complessiva di 950.000 tonnellate di formaggi nel nostro paese, di cui 300.000 destinate alle esportazioni. A livello comunitario, poi, l’Unione Europea rappresenta il mercato principale al mondo, con livelli di consumo pro-capite tra i più elevati (17,5 kg/annui contro i 3 kg di media mondiale). Un tema cruciale, dunque, viste le prospettive mondiali e la rilevanza del settore in Europa e in Italia.
Fonte: MARK UP