220.000 ettari di vigneti ristrutturati dal 2001 ad oggi, per una spesa complessiva di 1,76 miliardi di euro: il tutto grazie ai cofinanziamenti Ue degli ultimi 15 anni (ovvero dall’introduzione della misura nell’Ocm vino). La spesa media è passata dagli 82 milioni di euro del primo periodo di programmazione (2001-2007) agli oltre 164 milioni del 2015. Numeri significativi, soprattutto se si considera che il cofinanziamento Ue copre fino al 50% dell’investimento, pertanto in Italia nell’ultimo anno sono stati investiti in superfici oltre 300 milioni di euro.
Si rilevano casi più significativi, di vitigni e comparti che hanno trainato la “corsa” alla ristrutturazione, ma non mancano in giro per l’Italia molte denominazioni regionali che hanno saputo sfruttare questi incentivi per trainare i propri investimenti, vini un tempo noti solo a livello locale che grazie alle ristrutturazioni sono usciti dall’anonimato affermandosi nel mercato nazionale. Sandro Boschini – presidente di Federvini – frena gli entusiasmi e invita riflettere sul fatto che “Gli investimenti in ristrutturazione sono stati importanti nella prima fase, ma adesso non più. Non basta modificare il prodotto per vendere sul mercato. Anzi la complessità dell’offerta vitivinicola italiana non arriva da sola al consumatore internazionale. Bisogna spiegarla con idonee azione di marketing”.
Fonte: Sole 24 Ore – Agrisole