I produttori di olio della Sabina DOP chiedono chiarezza sull’inchiesta che riguarda, in altre zone d’Italia, la produzione di olio. “E’ di ieri la notizia che la procura di Torino ha accusato di frode in commercio sette noti marchi oleari – spiegano, in una nota, dal Consorzio Sabina DOP. – Secondo l’accusa, formulata dal pubblico ministero Raffaele Guariniello, l’olio d’oliva venduto come Extra Vergine con i marchi Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia, sarebbe in realtà solo “Vergine”, ovvero di qualità inferiore. Tale declassificazione è il risultato delle analisi effettuate sui campioni di bottiglie di tali oli prelevate nei supermercati dai carabinieri dei Nas.
In qualità di Consorzio di Tutela dell’Olio Extra Vergine di Oliva a Denominazione di Origine Protetta Sabina riteniamo innanzitutto doveroso precisare – qualora potesse esservi qualche dubbio – che il marchio commerciale “Santa Sabina” non ha assolutamente nulla a che fare con noi e che l’utilizzo da parte dell’azienda che ne è proprietaria della denominazione riservata per legge solo ai produttori certificati Sabina DOP, dipende solo da una questione burocratica che, come spesso accade, danneggia il lavoro serio e scrupoloso dei quasi mille produttori che appartengono alla filiera produttiva certificata Sabina DOP. Il marchio “Santa Sabina” è utilizzato peraltro per immettere in commercio un olio che reca scritto in etichetta “prodotto con oli extra vergini di oliva originari dell’Unione Europea e non “quindi non solo non sabino, ma anche non italiano; se poi sia davvero extra vergine, come riportato in etichetta, lo chiariranno gli inquirenti visto che, dalle analisi effettuate, sembrerebbe non essere tale”.
Fonte: Consorzio di Tutela dell’Olio Extra Vergine di Oliva a Denominazione di Origine Protetta Sabina