L’Aceto Balsamico di Modena IGP è in vetta alle classifiche dell’export: il 92% della produzione varca ogni anno i confini nazionali. Il 26% arriva negli Stati Uniti, il 17% in Germania , il 10% in Francia. Quasi 100 milioni i litri prodotti, per un fatturato che supera i 450 milioni di euro, 700 milioni quello al consumo. Un valore che posiziona il prodotto nella top ten del paniere delle specialità alimentari made in Italy certificate in UE, come quarta Indicazione geografica protetta dopo Grana Padano DOP, Parmigiano Reggiano DOP e Prosciutto di Parma DOP.
Il Consorzio di tutela dell’Aceto balsamico di Modena (Igp)
Affinato per 2 mesi, invecchia al massimo 3 anni. Lo tutela il Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena IGP che raggruppa 45 delle 72 aziende certificate. Fra queste, la più antica è l’acetaia Giusti, a Modena dal ‘600. Che imbottiglia anche balsamico tradizionale. “Il consolidarsi della preponderanza delle vendite fuori dal mercato nazionale- dichiara Federico Desimoni, direttore del Consorzio di tutela – conferma che il nostro prodotto corrisponde ai gusti e alle aspettative di diverse culture e tradizioni culinarie, evidenziando la sua capacità di inserirsi facilmente all’interno delle abitudini alimentari quotidiane di milioni di persone in tutto il mondo”.
Dalla Germania sentenze a tutela del made in Italy
Così il Tribunale di Mannheim ha deciso di ampliare il quadro di tutela del prodotto, vietando, con due sentenze, l’evocazione del termine balsamico, incorporata nella denominazione protetta: l’uso delle singole parti della denominazione deve sempre avvenire nel rispetto delle norme applicabili nell’ordinamento giuridico dell’Unione europea, in primo luogo del Regolamento UE n. 1151/12. Le espressioni Aceto Balsamico e Balsamico non possono essere considerate generiche: l’utilizzo del termine per prodotti comparabili con l’Igp può costituire un’evocazione e quindi rappresentare una pratica commerciale illecita.
Fonte: ilsole24ore.com