Anche in Svizzera la lotta alla contraffazione dei prodotti a marchio DOP IGP non si ferma. È il laboratorio cantonale a presentare i risultati di una campagna nazionale di controllo, i cui risultati mostrano: “una situazione insoddisfacente per quanto riguarda l’utilizzo di denominazioni e indicazioni protette o designazioni riservate”. Le ispezioni, svolte nel 2015 a livello svizzero, hanno coinvolto 963 operatori alimentari. Sono stati 1445 i prodotti controllati, svizzeri e europei, che beneficiano di denominazioni-indicazioni protette. I risultati dei controlli hanno portato alla luce una situazione palesemente insoddisfacente: “Sono state contestate delle non conformità alla specifica legislazione vigente nel 38% delle ispezioni effettuate e per 313 prodotti controllati (22%). I controlli presso operatori alimentari hanno portato alla contestazione per non conformità della dichiarazione delle derrate alimentari in circa il 50% delle bancarelle di mercato, nel 44% degli esercizi pubblici e nel 39% delle panetterie controllate.
Sono stati oggetto di controllo ben 625 prodotti svizzeri recanti una denominazione o indicazione protetta: nel 14% dei casi (85 prodotti) questa specifica caratterizzazione da parte dei commercianti non è risultata veritiera visto che i prodotti non ne avevano le specifiche peculiarità. “Fra i prodotti con il più elevato numero di contestazioni per non conformità della caratterizzazione c’è la Carne secca del Vallese IGP e la Damassine DOP, un’acquavite di prugne di Damasco IG. Per i prodotti UE sono state emesse 192 contestazioni (27%) per caratterizzazione non corretta su 721 prodotti controllati. Il formaggio Parmigiano Reggiano DOP, il formaggio Feta DOP e il Prosciutto di Parma DOP sono i prodotti europei con il maggior tasso di contestazione.
Sono stati inoltre controllate le denominazioni “Montagna” e “Alpe” di 99 prodotti. Per 36 di essi (36%) le esigenze per potersi fregiare di tale appellativi non erano rispettate. Gli organi di controllo hanno preso i provvedimenti del caso a seconda della natura delle mancanze, emettendo semplici avvertimenti o denunciando i casi alle competenti autorità penali. La situazione è da correggere. Il laboratorio cantonale si rivolge dunque alle associazioni professionali toccate dalla problematica per “intervenire immediatamente per migliorare la situazione”. Dal canto loro i chimici cantonali continueranno a controllare e imporre misure di ripristino e sanzioni a tutela della protezioni delle denominazione e indicazioni, “per proteggere i consumatori da specifici inganni”.
Fonte: ticinonews.ch