L’agricoltura continua a vivere grandi difficoltà, che attanagliano in particolare il settore lattiero caseario. In questa intervista rilasciata alla Gazzetta, il ministro Maurizio Martina ripercorre gli ultimi provvedimenti presi dal governo e indica lungo quali direttrici pensa di muoversi per dare ossigeno al comparto.
La moratoria sui debiti bancari degli allevatori approvata di recente, assieme alla cancellazione di Imu e Irap sui terreni contenuta nella legge di Stabilità, è una bella boccata di ossigeno per il comparto. Quali potranno essere le prossime misure per venire in aiuto al settore? “Siamo davanti a una crisi strutturale che richiede interventi straordinari. Il governo ha fatto scelte concrete per tutelare il reddito degli allevatori, con le misure ricordate a cui si aggiungono l’aumento della compensazione Iva sul latte e gli aiuti accoppiati euopei destinati alla zootecnia. La moratoria aggiunge un altro pezzo a questo lavoro, fermando per trenta mesi i pagamenti delle rate dei mutui e potenziando così gli effetti del nostro fondo latte da oltre cinquanta milioni. Non basta. Servono anche risposte europee. Ci stiamo battendo per evidenziare l’origine del latte anche nei prodotti trasformati e per costruire una Ocm latte europea, guardando al modello che ha funzionato nel vino”.
L’uscita dal regime delle quote latte ha provocato grande confusione nel comparto e, ad oggi, non c’è ancora un prezzo unitario di riferimento. Anche il tavolo nazionale non ha prodotto i risultati sperati. Quali sono i prossimi passi?“Paghiamo oggi scelte non fatte negli anni scorsi, senza una strategia chiara di gestione dell’uscita dal regime trentennale delle quote. Purtroppo il prezzo non dipende dalle scelte di un ministro o di un governo, ma dal libero mercato. Ma serve più equilibrio, i produttori devono veder remunerati i loro sforzi. Per questo abbiamo messo in legge l’obbligo dei contratti scritti e della durata di dodici mesi, per aiutare gli allevatori contro pratiche sleali”.
I produttori locali mantovani garantiscono un’alta qualità del prodotto, non accompagnata però da un giusto prezzo. Quali sono le strategie per far si che le nostre DOP, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, vengano valorizzate al massimo? “Serve più export e un rilancio dei consumi sul fronte nazionale. Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono stati protagonisti del nostro piano per l’internazionalizzazione e stiamo spingendo come mai prima con la grande distribuzione organizzata perché valorizzi i prodotti DOP e IGP. Abbiamo anche aumentato il contrasto alle frodi internazionali e in particolare sulla rete dove il falso parmesan ci toglie opportunità e posti di lavoro. Con le operazioni fatte dal nostro Ispettorato abbiamo bloccato in un mese oltre novantamila tonnellate di Parmigiano Reggiano finto, parliamo di quasi l’intera produzione di quello autentico”.
Fonte: Gazzetta di Mantova