Prima erano solo furti episodici. Ora è una vera guerra di mercato. Che si gioca a colpi di incursioni notturne e furti di barbatelle, le preziose e ormai introvabili piante di glera, che poi è la vite da Prosecco. Da fenomeno sporadico, quasi un furto di polli, come lo liquidavano fino a ieri i Consorzi del Prosecco, a vera e propria emergenza. Meno di una settimana fa sull’albero nei pressi di un vigneto del Patean, al confine tra Farra e Pieve di Soligo, appariva, legato a un albero, il cartello di un viticoltore esasperato dal furto di 800 piantine: “Caro ladro, le viti me le sono comprate. Faresti molto meglio a comprarle anche tu”.
Tre giorni fa la notizia dello sradicamento di 1600 barbatelle da prosecco nell’asolano. Ma nelle ultime settimane le piccole ruberie si sono moltiplicate: dalle poche centinaia a unità più consistenti, con danni per migliaia di euro. Un commercio illegale che nel tempo ha fatto vittime illustri, tra cui il presidente della Doc Prosecco Stefano Zanette. Oggi però il fenomeno inizia a preoccupare seriamente. Il motivo? La domanda aumenta a dismisura e il materiale vivaistico è introvabile. La barbatella, piantina da cui si forma la vite, dev’essere piantata almeno 18 mesi prima della sua effettiva messa in opera nel vigneto. E le talee del 2015 sono esaurite da tempo. Per questo si moltiplicano i furti.
Ma potrebbe esserci anche qualcosa di più grave. La Forestale sta infatti indagando sull’ipotesi che dietro i furti possa celarsi un racket organizzato. Colpi commissionati per implementare sia il mercato interno che quello estero, con possibile produzione di prosecco irregolare nei paesi dell’Est. Un’ipotesi ancora tutta da verificare, ma che non viene affatto tralasciata perchè il prosecco sta incrementando i profitti in maniera vertiginosa.“Quello dei furti interni è un malcostume deprecabile – afferma Stefano Zanette – ormai la corsa al glera è infernale. Una nuova Eldorado che sta tirando fuori gli istinti più bassi del nostro territorio. Perchè è evidente che i furti avvengono all’interno di una rete di produzione, anche tra vicini”.
Fonte: Il Gazzettino