Oltre 13 mila metri quadri di percorsi interattivi, spazi per esposizioni temporanee, sale conferenze e aree degustazione, in un edificio dalle forme arrotondate che ricordano i movimenti dell’acqua e le curve dei calici. La Cité du Vin di Bordeaux, inaugurata ieri alla presenza del presidente François Hollande, è una celebrazione in gran de stile dell’arte enologica, della storia del vino e delle sue mille declinazioni. Con uno spazio dedicato anche all’Italia. Realizzato dallo studio parigino XTU, il progetto rivaleggia in contemporaneità e ambizione con la Fondation Vuitton di Parigi e il Mucem di Marsiglia, i due più grandi musei sorti in Francia negli ultimi cinque anni. Importante anche l’investimento: 81 milioni di euro in totale, di cui il 38% forniti direttamente dalla municipalità di Bordeaux. I ritorni, nelle previsioni dei creatori, dovrebbero però essere all’altezza, con un obiettivo di 450 mila visitatori e una ricchezza generata di 38 milioni di euro l’an no, a cui si aggiungono 250 posti di lavoro diretti e circa 500 nell’indotto.
«Non siamo un museo, nel senso che non abbiamo una collezione permanente – spiega all’ANSA una delle responsabili della Fondazione per le culture e le civiltà del vino, che gestisce la Citè Siamo piuttosto uno spazio culturale, di intrattenimento culturale. Abbiamo un percorso permanente, che punta sull’esperienza sensoriale e sull’immersività, oltre a un programma di esposizioni temporanee ed eventi». In questo percorso ci si muove usando un dispositivo speciale, un pò audio-guida un pò telecomando, che permette di ascoltare interviste e spiegazioni, attivare i video, le schermate e gli altri contenuti interattivi;. Ma si è anche sfidati a provare e riconoscere colori, aromi e texture, attraverso i termini tipici dei sommelier.
La Cité riserva un settore speciale ai vitigni di Bordeaux, manel suo percorso permanente dà spazio a produttori e produzioni di tutti i continenti. Dalla Nuova Zelanda al Canada, dall’Argentina al Giappone, passando per la Georgia, il Sudafrica, la Germania e il Portogallo. E, ovviamente, l’Italia. Una delle dieci sezioni della sezione sui «vignaioli del mondo è infatti dedicato al Chianti Classico DOP e all’impegno nel “preservare un’eredità storica» di produttori, enologi e rappresentanti del Consorzio di Tutela. Mentre tra i paesaggi dell’immersivo video di apertura trovano spazio le verdi colline venete del Conegliano Valdobbiadene-Prosecco. Vitigni ben rappresentati anche tra le 14 mila bottiglie della prestigiosa cantina del museo francese.
Fonte: l’Unità