I primi quattro mesi del 2016 l’agricoltura biologica continua a crescere: +19% secondo Cia e Anabio, a conferma di una tendenza che va avanti da anni collegata, almeno in parte, all’aumento delle superfici coltivate a biologico. I dati descrivono un settore che non è più di nicchia: ai consumi nella GDO nel 2015 sono cresciuti del +20% (a fronte di un +0,3% complessivo) e nel 2014 si era già avuto un +11% (contro una flessione del -1% dell’agroalimentare tradizionale).Il tutto per un giro di affari del biologico pari a 2,1 miliardi nel 2014 e oltre 2,5 miliardi l’anno scorso: se si confermasse il trend del primo quadrimestre, il 2016 potrebbe chiudersi con una cifra vicina ai 3 miliardi di euro. Anche se – secondo le stime della Fondazione Firab – nel 2015 il giro di affari avrebbe raggiunto i 2,8 miliardi complessivi considerando il canale domestico e la ristorazione. A tutto questo dovrebbero inoltre aggiungersi 1,4 miliardi di export, secondo Nomisma.
Il Bioreport del Crea analizzando le performance economiche delle aziende agricole biologiche nel biennio 2014-2015 osserva inoltre che queste sono più competitive delle tradizionali: a parità di estensione, il reddito dell’imprenditore agricolo bio superiore del 32% rispetto a quello del suo omologo convenzionale mentre il fatturato lordo aziendale è maggiore del 15%. Tutto ciò spiega la progressiva crescita dei “distretti del biologico” o “biodistretti”, zone incontaminate dove l’agricoltura tradizionale cede terreno a quella biologica che non ricorre ai prodotti di sintesi per in concimi preferendo quelli organici e rinuncia ai fitofarmaci in favore di pochi prodotti di origine naturale.
Fonte: La Repubblica – Affari&Finanza