Nel 2015 l’agricoltura italiana è cresciuta. I campi hanno prodotto di più, hanno creato più lavoro e originato redditi più alti. Segnali che non vanno trascurati e che fanno ben sperare per il 2016. A mettere il sigillo statistico al 2015 agricolo è stato l’Istat che, in una nota, ha indicato un valore aggiunto del settore a prezzi correnti pari a 33,1 miliardi di euro (il 2,3% del totale nazionale), in aumento del +5,6% (+3,8% in volume rispetto al 2014). In questo modo, il valore aggiunto del comparto agroalimentare (agricoltura e industria alimentare), nel 2015 è cresciuto del 4,2% in valori correnti e del 2,3% in volume. Buoni numeri che vengono ulteriormente arricchiti se si guarda più al dettaglio. Certo, sempre secondo Istat, i prezzi dei prodotti agricoli venduti sono risultati lo scorso anno in «lieve calo» (-0,5%), ma il recupero dei margini è stato reso possibile dal fatto che intanto le quotazioni dei prodotti acquistati hanno fatto segnare una diminuzione del -3,3%.
E anche sul versante dell’occupazione sono arrivate buone notizie con un +2,2% dei posti lavoro (e +0,7% nell’industria alimentare). Tutto ciò è l’effetto di aumenti e diminuzioni di produzione (sono calati i raccolti foraggeri ed erbacei in generale ed aumentati quelli delle coltivazioni “legnose”), ma anche di una crescita degli investimenti pari al +0,6%, dopo il forte calo registrato nel 2014 (-6,1 %). Così, se nell’insieme dell’Europa a 28 l’indicatore di reddito agricolo per il 2015 è sceso del 3,2% rispetto all’anno precedente, per l’Italia la crescita è stata del +6,2%. Un risultato fra i più alti dopo quello della Grecia (+11,7%), e della Francia (+8,7076).
Fonte: Avvenire