AICIG esprime piena soddisfazione per la tutela delle Indicazioni Geografiche che il ministro Carlo Calenda ha espresso nell’informativa alla Camera dei deputati sul TTIP. E lo fa attraverso le parole del Segretario Generale Leo Bertozzi, il quale ha tenuto a ribadire come DOP ed IGP, con un valore di 13,4 miliardi di Euro (fonte: rapporto 2015 Ismea/Qualivita) rappresentino un patrimonio importante per la nostra produzione agroalimentare e per questo necessitino di adeguata tutela. “Le IG – spiega – sono significative non solo per i paesi dell’area mediterranea ma in tutta l’Unione Europea, con paesi quali Germania e Regno Unito che ne rappresentano il 21% del valore. Rappresentano diritti di proprietà intellettuale riconosciuti a livello internazionale (art.22-24 WTO/Trips), e sono diffuse nei diversi continenti, di conseguenza, diventa imprescindibile il loro riconoscimento negli accordi dell’Unione Europea con gli altri paesi”.
Per questo il negoziato CETA concluso con il Canada, un paese di diritto anglosassone cioè basato sul sistema del marchio d’impresa e non sulle denominazioni di origine, può rappresentare un riferimento importante verso il riconoscimento a livello internazionale delle Indicazioni Geografiche e può servire da modello per altri accordi, incluso il TTIP. “Gli elementi di flessibilità contenuti nel CETA – specifica – come la coesistenza fra marche preesistenti ed indicazioni Geografiche, permettono di fornire una soluzione a situazioni che difficilmente offrivano al consumatore l’esatta percezione sull’origine del prodotto presente sul mercato canadese. In tali situazioni viene vietato l’uso di simboli, segni grafici, diciture che richiamano il nostro paese, fornendo al consumatore una falsa percezione sulla vera origine dei prodotti acquistati. Aicig – prosegue Bertozzi – sarebbe del tutto disponibile a fornire la sua esperienza di associazione dei Consorzi di tutela per sostenere lo sviluppo di Indicazioni Geografiche anche oltreoceano. Resta comunque da ribadire la necessità di un maggior coinvolgimento dei Consorzi di tutela, Organismi di produttori previsti dal reg.UE n.1151/12, per le esenzioni e la redazione delle liste di prodotti da riconoscere in tali accordi bilaterali e multilaterali. Ci auguriamo pertanto che la controversia negli USA fra i marchi e le Indicazioni Geografiche UE non rappresenti un ostacolo all’avanzamento dei negoziati per il TTIP. Anche oltreoceano i prodotti ad origine geografica stanno assumendo una crescente importanza; basti pensare a Kona coffee, Idaho potatoes, Napa valley wines”.
Il contrasto sulle denominazioni che la UE intende proteggere nell’accordo riguarda in particolare alcune denominazioni, soprattutto di formaggi, che gli USA considererebbero “generiche”. Si tratta però di un problema che può essere superato e che può rappresentare anche una opportunità per promuovere il valore delle produzioni territoriali, affermando specifiche denominazioni. L’esperienza europea dimostra che il divieto di utilizzare le denominazioni Parmesan o Feta non ha impedito lo sviluppo della produzione casearia in paesi europei diversi da Italia e dalla Grecia, così come il divieto di Champagne o Tokaji per vini diversi da quelli prodotti nelle rispettive zone di produzione francesi ed ungheresi, é risultato una opportunità per i produttori catalani e friulani. Dunque lo stesso potrebbe avvenire in Wisconsin, così come in Ohio, in Vermont o negli altri stati USA per le specialità casearie.
Fonte: AICIG