In Romagna si produce il 60% del vino emiliano-romagnolo ma solo un terzo ha la denominazione d’origine. E questo nonostante l’Albana DOP sia stato il primo bianco in Italia ad ottenere la DOCG e di Sangiovese si producano 12 milioni di bottiglie l’anno. Per promuovere un vino italiano, più che per altri prodotti del made in Italy che sono altrettanto apprezzati nel mondo, serve organizzazione e coordinamento. Per questo sono stati costituiti i consorzi vini. Il Consorzio Vini di Romagna è nato nell’ottobre 1962 dalla volontà di un manipolo di consorziati, una quindicina di aziende collocate tra Faenza e Forlì, città che ancora oggi vedono l’una la presenza della sede amministrativa (a Tebano) e l’altra quella legale. Oggi include aziende di un territorio che si estende da Ozzano al mare. Tutela, vigilanza, promozione, valorizzazione dei prodotti dei consorziati anche attraverso concorsi come quello del Vino del Tribuno, organizzato e promosso dal Tribunato di Romagna, rappresentano il suo scopo sociale. Dal febbraio del 2011 il direttore del Consorzio è l’imolese Filiberto Mazzanti a cui sono state poste alcune domande.
Tanto buon vino romagnolo, poco, in proporzione, quello a denominazione d’origine.
In questo vedo un grande potenziale di crescita. Un margine che ci dice che l’ente di tutela ha un lavoro enorme davanti e una ragion d’essere fortissima: sulla narrazione del territorio, sulle politiche di marketing delle denominazioni d’origine e nel posizionamento all’interno del Paese e nella percezione mondiale del vino non è certo il brand privato che può smuovere la situazione. Per far crescere la “macchia” del Sangiovese a denominazione d’origine e dell’Albana DOCG rispetto alla totalità del vino prodotto in Romagna, che oggi si aggira sul 30%, occorre lavorare su riposizionamento e qualità del prodotto.
L’Albana è l’unica DOCG della nostra regione, il primo bianco in Italia, anno 1987, ad ottenere quel riconoscimento . Il Sangiovese è stato il quinto ad ottenere la DOC. Quindici si è mossi presto, compiendo quei passi nella certificazione che sono ritenuti essenziali per far conoscere ed apprezzare un vino. L’Albana è un vitigno che presenta delle unicità tutelate: grande qualità, complessità e varietà (accompagnabile a tutto pasto e fuori pasto, tipologie che vanno dal secco all’amabile al passito, un vino capace di grande gradazione) e nonostante questo se ne producono 600mila bottiglie , pochissimo. Perché?
Perché si è presentato da subito come un vitigno da domare, un campione di razza purissima ma difficile da inserire in squadra.
Fonte: Il Nuovo Diario Messaggero