Il Collio DOP registra una produzione annua da 10 milioni di bottiglie. Una presenza sul territorio di circa 300 aziende con 1500 occupati fissi di media senza considerare il periodo vendemmiale, quando i numeri sui lavoratori possono aumentare anche di cinque volte per le settimane di raccolta dell’uva. Un sistema capace di muovere milioni di euro per un mercato che guarda innanzitutto all’Italia, ma sempre più a Stati Uniti e Germania, gli altri grandi obiettivi delle etichette nostrane. Sono numeri e dati che riguardano il movimento Collio DOP, che si candida a Patrimonio Mondiale dell’ Unesco forte anche di queste cifre, oltre che di un territorio paesaggisticamente unico.
Ma quanto pesa il Collio DOP nell’economia del territorio?
A rispondere è il presidente del Consorzio di Tutela Collio DOP Robert Princic: «La sola denominazione produce 6 milioni e mezzo di bottiglie all’anno, ma ci sono anche aziende che ne realizzano fuori denominazione circa un altro milione. Se a questi numeri aggiungiamo quelle realtà che vinificano anche sull’Isonzo si arriva ad almeno altre 2 milioni e mezzo di bottiglie: totale più di 10 milioni, senza contare il vino sfuso, che però è sicuramente marginale nelle cifre rispetto al resto». Una potenza, dunque, che guarda al mercato italiano e straniero: «L’Italia è il primo obiettivo – conferma Princic – ma subito dopo il nostro ci sono i mercati di Usa e Germania che richiedono i nostri prodotti. E sempre più le 300 aziende circa del nostro territorio guardano verso Scandinavia, Russia, Cina e Giappone».