Denominazioni di Origine Controllata, Indicazioni Geografiche, Specialità Tradizionali, Prodotti Comunali: c’è da perdersi nel mare di acronimi e sigle che identificano i cibi e le preparazioni alimentari legati ai territori. Confusione a parte, c’è un dato preoccupante che dovrebbe far riflettere quanti si occupano di tutela dell’origine. A cominciare dai Consorzi. Un dato che ho scoperto intervistando 104 casalinghe di Voghera su riconoscibilità degli alimenti Made in Italy e del marchio DOP.
Confesso la sorpresa quando, alla fine delle interviste di profondità (facevo maneggiare fisicamente alle 104 casalinghe i prodotti sui quali chiedevo loro di pronunciarsi) ho fatto una scoperta che mai mi sarei aspettato: appena il 5% acquista le Denominazioni d’origine per quel che sono, vale a dire prodotti indissolubilmente legati al loro territorio, e solo 4 casalinghe su 100 conoscono l’esistenza dei disciplinari e la loro funzione.
L’assenza di indicazioni chiare sull’origine italiana nelle etichette delle DOP è sicuramente alla base dell’equivoco che porta le consumatrici vogheresi a dire che il bollino c’è «quando un prodotto è più buono». Ma la colpa non è certo loro. Semmai di quegli stessi organismi che dovrebbero fare promozione al sistema delle denominazioni. Il deficit di cultura alimentare è alla base del successo dei tarocchi rispetto agli originali.
Fonte: Libero