Il Consorzio di tutela dell’Oliva Ascolana del Piceno DOP è ancora in attesa che il Ministero delle politiche agricole sblocchi l’iter per far sì che possa tornare a svolgere il suo ruolo di controllo e valorizzazione dell’oliva. La denuncia di questi tempi lumaca che a quanto pare stanno caratterizzando il processo di ottenimento dell’incarico di tutela, sospeso per inadempienze di carattere burocratico, arriva dal consiglio di amministrazione dell’organismo, rinnovato prima dell’estate scorsa. «Il Consorzio – dice il presidente Primo Valenti – è in attesa del riconoscimento dal Ministero in quanto ha tutti i numeri per ottenerlo perché produce il 96% del prodotto certificato. Si tratterebbe di una cosa importante per l’intero territorio e in grado di generare vantaggi per la DOP. Se rilanciata in maniera opportuna, può produrre reddito per la nostra zona in quanto solo negli 89 comuni inseriti nel disciplinare possono essere eseguiti tutti i processi che portano alla produzione. Purtroppo, però, questo Consorzio riceve attacchi da chi la DOP non la produce».
«C’è un’attiva parallela di disturbo», continua l’avvocato Micaela Girardi e il riferimento è nei confronti di una nota azienda ascolana che produce olive industriali: «Pur non producendo un prodotto certificato utilizza il marchio consortile. Cosa che non sta facendo nemmeno il Consorzio fino a quando non tornerà ad avere dal Ministero l’incarico di tutela della DOP. Inoltre i singoli soci per poter adoperare il marchio devono avere l’autorizzazione da parte del consiglio di amministrazione. Questo utilizzo improprio lo abbiamo già segnalato a tutte le autorità competenti». Conclude Augusto Migliori del Cda: «La DOP ha un disperato bisogno di un consorzio di tutela per crescere».
Fonte: Il Resto del Carlino