Presentato ieri uno studio per valutare l’impatto cumulativo nel lungo periodo di dodici accordi commerciali UE sull’agricoltura con Vietnam, Canada (CETA), Usa (TTIP), Mercosur, Giappone Thailandia, Indonesia, Filippine, Australia, Nuova Zelanda, Turchia e Messico: ottime prospettive per il lattiero-caseario, buone per le carni suine, cattive per il riso e pessime per le carni bovine.
Lo scenario è stato illustrato ieri dal commissario all’agricoltura Phil Hogan ai ministri riuniti a Bruxelles e occorre sottolineare che si tratta di un’analisi semplificata e che presenta diverse limitazioni: realizzato in soli nove mesi, esclude il 70% in valore dell’export europeo (e molte tipicità italiane) e si basa su proiezioni al 2025 su due scenari semplificati, perché non può tenere conto delle quote reali di protezione dei prodotti sensibili, che emergono dai negoziati. Lo studio non copre le denominazioni di origine, né l’effetto del venir meno delle barriere sanitarie e fitosanitarie.
Tuttavia il risultato conferma molte aspettative e la ripartizione per settori è comunque utile a distribuire l’impatto tra i Paesi. Il riso si dimostra ancora una volta il comparto più fragile per l’Italia, la vulnerabilità degli allevatori da carne costituisce una forte preoccupazione per Irlanda e Francia, che trovano la riprova dei rischi rappresentati dal negoziato con il Mercosur (i paesi del Sudamerica). La Danimarca può rallegrarsi della performance prevista perle carni suine, mentre il settore lattiero-caseario sarebbe il vero vincitore in tutti gli eventuali accordi. Quale valore politico dare al rapporto? Secondo il commissariio all’agricoltura Phil Hogan servirà «a far capire ai nostri partner commerciali che su alcuni settori devono moderare le loro aspettative quando negoziano con l’UE».
Fonte: Italia Oggi