Mele, i produttori nazionali puntano soprattutto sulla qualità di un’annata eccezionale, guardando all’export, a fronte di un mercato interno stabile. Meno prodotto, ma di grande qualità. E questa la fotografia del settore melicolo italiano presentata dal Gruppo “mele e pere” della Commissione europea che ha analizzato a Bruxelles la condizione dei diversi Paesi. In Italia, da quanto noto a metà novembre, è stimabile una produzione sulle 2.247.901 tonnellate, in leggera contrazione sia rispetto al 2015 che a quanto previsto in agosto.
Bisognerà però attendere la fine della raccolta per le varietà tardive, in particolare Fuji e Pink Lady, che potrebbero avvicinare il volume finale alle previsioni. È opinione concorde tra i produttori che l’avvio dalla campagna sul mercato italiano e su quelli di esportazione “tradizionali” come Germania e Spagna sia positivo. Più difficoltoso invece l’export, specie verso il Nord Africa, con particolare riferimento a Libia e Algeria. Peccato, dato che rispetto allo scorso anno, la qualità è ottima, con eccellente profilo organolettico, colorazione e pezzature equilibrate. Solo poche le zone colpite da grandine e gelate primaverili, dando volumi minori. Nonostante le problematiche, la previsione generale, a fronte della qualità del prodotto immagazzinato, è quella di un buon sviluppo della stagione commerciale con risultati attesi in recupero sul 2015/2016.
Proprio la qualità riscontrata rende ancora più necessario alimentare un export cresciuto nel settore ortofrutticolo del 100% negli ultimi 10 anni, fino a 6 milioni di tonnellate, ma ancora troppo legato al mercato interno ormai saturo, con consumi stabili o in discesa. Ben il 95% di potenziali nuovi consumatori si stima possa trovarsi fuori dai confini Ue e questo spinge i produttori ortofrutticoli europei a voler conquistare nuovi mercati di sbocco, necessità resa ancora più impellente dopo il blocco delle esportazioni in Russia (dove si concentrava il 40% di tutte quelle europee).
Fonte: Largo Consumo