La verità arriverà dagli esami di laboratorio. Oltre 200 campioni di sangue dei maiali finiti al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Pordenone (si parla di 220 su un totale di 400) sono stati inviati nelle sedi d’analisi dalla magistratura d’accusa e dai carabinieri del Nas di Udine. S’intende verificare se gli allevatori della ventina di aziende finita al centro dell’inchiesta siano in regola o se abbiano aggirato i paletti imposti dal disciplinare di produzione del Prosciutto di San Daniele DOP.
Nell’eventualità in cui, a conclusione dei riscontri, i test sul Dna sui campioni suini individuino violazioni del disciplinare, spetterà al Consorzio di tutela estromettere dalla DOP le aziende responsabili delle mancanze. Con le analisi in mano, saranno poi individuate anche le partite di prosciutti per le quali sono state utilizzati carni di maiali non conformi. In quel caso le fettine non potranno fregiarsi più della corona San Daniele DOP. L’ipotesi d’accusa, lo ricordiamo, è che sia stato utilizzato per inseminare le scrofe materiale genetico di verri di razze non conformi alla DOP. Di qui la contestazione di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio aggravata.
La prima avvisaglia di questa inchiesta risale a un anno fa, quando un’azienda della Destra Tagliamento denunciò i propri sospetti al Consorzio. Furono coinvolti gli ispettori, che mesi più tardi finirono nel contesto d’indagine che ha interessato l’intero Nord Italia, partito dalle segnalazioni pervenute all’Ispettorato repressione frodi. 50 i decreti di perquisizione emessi nei giorni scorsi dal pm Marco Brusegan, dei quali 20 in provincia di Udine e 7 nel Friuli occidentale. Atti d’inchiesta che hanno visto coinvolti a vario titolo stalle, studi veterinari, macelli e salumifici.
Fonte: Messaggero Veneto