Dopo il fallimento delle trattative sul TTIP, dagli Stati Uniti arrivano notizie preoccupanti per le nostre denominazioni di origine più famose. E intanto a Bruxelles si pensa al sistema del «semaforo» nutrizionale. Industria lattiero-casearia americana sprona il presidente Donald Trump a fare la guerra alle DOP e alle IGP. Sei multinazionali dell’industria alimentare sposano un modello di etichettatura nutrizionale «a semaforo» che fa «vedere rosso» a tutta la filiera nazionale, e lo vorrebbero come moello armonizzato di etichettatura nuizionale in tutte l’UE. La procedura di infrazione contro un tipo molto simile, anche se non identico, di etichettatura a semaforo adottato nel Regno Unito potrebbe essere sul punto di essere archiviata, anche se dalla Commissione arrivano segnali contrastanti. Sempre la Commissione UE dà un anno di tempo ai produttori di bevande alcoliche, vini compresi, per trovare un accordo su un’etichetta obbligatoria che indichi ingredienti e valori nutrizionali, in particolare le calorie. Dopo una settimana del genere, ce ne sarebbe abbastanza per parlare di una tempesta perfetta che si sta formando contro il modello agroalimentare italiano e mediterraneo.
L’offensiva americana. Non è una novità che l’industria americana combatta tramite l’apologia dell’italian (ed european) sounding la strategia UE di inserire il riconoscimento di DOP e IGP in ogni trattato di libero scambio. Quando ancora si parlava di possibile accordo commerciale tra UE e USA (TTIP). L’Informatore Agrario (n. 31/2015, pag. 13) aveva documentato la posizione dello Usdec, che tutela gli interessi degli esportatori americani di prodotti lattiero-caseari. Uno degli strumenti di lobbying dello Usdec è il Consorzio per le denominazioni generiche (Ccfn), che si definisce organizzazione indipendente di cittadini e imprese che combatte contro la «usurpazione» che l’UE vorrebbe mettere in atto contro nomi che in realtà sarebbero «generici» come Parmesan, Asiago e Muenster.
Il semaforo della discordia. Dall’altra parte dell’Oceano, in Europa, sei multinazionali (Coca-Cola Company, Mars, Mondelez International, Nestlé, PepsiCo e Unilever) hanno ufficialmente annunciato di stare lavorando a un sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo che vorrebbero ‘armonizzato a livello UE». Il sistema pensato da «Big Food» modifica il semaforo britannico per i prodotti alimentari che dà i colori rosso, giallo e verde secondo i contenuti di sali, grassi e zuccheri per porzione da 100 g (o mL). Approccio che crea paradossi come il bollino rosso all’olio extravergine d’oliva e il verde alla bevanda gassata.
Un anno di tempo. per il vino In questo quadro, che dovrebbe portare la filiera agroalimentare italiana a porsi molte domande, l’annuncio che i produttori di bevande alcolIche, vini compresi, hanno tempo un anno per trovare un accordo su un’etichetta per fornire ai consumatori informazioni circa gli ingredienti e il loro valore nutrizionale sembra la classica ciliegina stilla torta. Anzi no, potrebbe essere troppo dolce e beccarsi un semaforo rosso.
Fonte: L’Informatore Agrario