Bene. Noi pensiamo di poter raddoppiare le vendite in Canada. Ma dipende: adesso che cosa cambierà davvero per le quote di importazione dei formaggi “Made in Italy“? Perché è vero che crescono le tonnellate di formaggio europeo che potranno entrare in Canada senza dazi, ma chi potrà acquistarle? Solo la Gdo? Anche i distributori minori? Gli importatori per hotel e ristoranti? O anche le cooperative e i produttori locali che vogliono diversificare l’offerta?». Per Paolo Ganzerli, International Sales direcotor di Parmareggio (330 milioni di fatturato globale) la sfida è tutta qui. Ovvero, capire come il Ceta – l’accordi di libero scambio dalla UE con il Canada (ma anche il più ambizioso mai sottoscritto) – potrà tradursi in concreti vamtaggi per il comparto alimentare europeo, e soprattutto italiano.
Esplorare come trasformare l’intesa in concrete opportunità di business è stato l’obiettivo della delegazione europea in Canada – recentemente guidata dal Commissario all’Agricoltura Phil Hogan assieme a 60 aziende UE dell’agroalimentare (otto italiane). Il Parlamento canadese infatti lo scorso 17 maggio ha ratificato l’intesa che a questo punto dovrebbe entrare in vigore – in modalità provvisoria – a partire dal 1°luglio. Vediamo – ha detto Hogan una crescita potenziale molto forte in Canada,tra la classe media, per il prodotto europeo». L’Europa-in cambio dimaggiori importazioni dal Canada di bovini, maiali, grano e mais ha ottenuto l’aumento della sua quota di esportazione di formaggi verso il Canada,senza di ritto di dogana, da 3mila a l8.500 tonnellate all’anno.
Per Marco Tramelli, marketing manager del Consorzio del Prosciutto di Parma DOP, l’export rappresenta oggi un terzo del fatturato (il 32%), pari a 280 milioni di euro. «Il primo mercato sono gli Usa – ha spiegato Tramelli -. In Canada esportiamo appena 70mila prosciutti, pari a 7milioni di euro. Ma è anche vero che qui per anni abbiamo subito la concorrenza di Maple Leaf, l’azienda alimentare che aveva acquistato il marchio del Prosciutto di Parma, da un imprenditore italiano immigrato, che lo aveva registrato negli anni 6o. In questo modo, il Canada riconosceva quello più “vecchio” per registrazione sul proprio suolo come autentico. Con il Ceta, il prodotto canadese e il nostro, che conterrà la dicitura «originale», potranno finalmente coesistere, con pari dignità, nei banchi dei supermercati. Ed è già una vittoria».
Secondo i dati di Federalimentare, l’export alimentare italiano in Canada, ha sfiorato, l’anno scorso, i 770 milioni di euro (+6,47°o rispetto al 2015).Quasi la metà delle vendite sono di vino, birra e liquori, per un complessivo di 340 milioni di euro.
Fonte: Il Sole 24 Ore