Dalla valorizzazione delle specialità del territorio arriverà una forte spinta per il rilancio dell’economia di Piacenza. Sono due gli obiettivi che guideranno il prossimo mandato biennale di Alberto Rota, riconfermato ieri alla guida di Confindustria Piacenza. “Lo sviluppo delle tecnologie 4.0 tra le nostre 507 aziende associate (che danno lavoro a 24mila addetti, ndr) e la valorizzazione delle indicazioni geografiche del territorio, salumi e vini su tutti”, afferma il presidente.
Perché Piacenza ha un patrimonio agroalimentare di qualità, tra DOP e IGP, che vale 176 milioni di euro (12°provincia in Italia secondo la classifica Qualivita Ismea), ma è un asset ancora tutto da esplorare. Così come da esplodere sui mercati internazionali è l’intero settore agrifood, che con la meccanica e l’oil&gas si contende la manifattura provinciale, che conta in tutto 1.000 imprese attive, 32.200 addetti e 7,3 miliardi di euro di giro d’affari. Piacenza è però penultima in regione, davanti solo a Rimini, per valore dell’export agroalimentare con volumi fermi nel 2o16:235 milioni di euro a fronte di un flusso
La 72° assemblea degli industriali che si è svolta ieri nella sala degli arazzi del Collegio Alberoni ha confermato senza incertezze che l’economia piacentina è fuori dalla crisi e che le imprese sono tornate a investire, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, più agili e reattive nell’intercettare i cambiamenti di mercati e prodotti. “L’anno scorso l’industria provinciale è cresciuta in media del 2,1°i°,ben oltre il tasso delPil, con dinamiche che salgono al 7,3%i° per le Pmi e indici di netta ripresa sia per quanto riguarda l’internazionalizzazione sia l’innovazione”, afferma Daniele Fornari, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore di Rem Lab- Centro di ricerche su retailing e trade marketing, che ha presentato ieri in assemblea lo studio sul posizionamento dell’industria piacentina.
Tra i punti di forza: l’alta propensione all’export, con il 93% delle aziende che vende oltreconfine (il peso dell’export sul fatturato è salito di 13 punti dal 2010, oggi è al38,5%); e la notevole spinta innovativa, con il 98% delle società che ha un proprio sito web e il22,3%i° delle imprese (dato doppio rispetto alla media nazionale, e tra le Pmi piacentine il dato arriva al 26%) che negli ultimi tre anni ha lanciato nuovi codici-prodotto. “Le prospettive sono buone, ma l’industria deve affrontare alcuni nodi: il passaggio generazionale, perché solo nel 5o° delle imprese ci sono figli e nipoti pronti a prendere le redini – conclude Fornari -, il basso tasso di laureati (16,3%) e l’alta età media degli occupati, che supera i 41 anni e invece di scendere sta aumentando negli ultimi sette anni”.
Fonte: Sole 24 Ore