Disciplinari di produzione impantanati nell’euroburocrazia. Oggi le modifiche richiedono infatti un doppio esame, nazionale e della Commissione europea. E quest’ultima spesso richiede ulteriori dati e informazioni, con conseguente allungamento dei tempi ben oltre quelli previsti dal Reg. 1151/120 12 (con cui Bruxelles ha riformato e uniformato tutti i regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari). Un iter che non permette di restare al passo di un mercato che cambia velocemente. Aicig e Afidop chiedono un cambio di marcia. Queste hanno messo a confronto le esperienze acquisite dai Consorzi di tutela a partire dall’applicazione della Legge 526199 e decreti successivi, compreso quello sanzionatorio 297/01, fino alla riforma del 2012 e al recente ulteriore impatto del provvedimento sulla parità di genere. Un lasso di tempo in cui i Consorzi di tutela hanno acquisito competenze crescenti nelle attività di vigilanza, tutela e sorveglianza sul mercato.
«Questi ritardi -spiega il neo presidente Aicig Nicola Baldrighi, al vertice dal 1998 del Consorzio del Grana Padano DOP – crea ai vari comparti produttivi difficoltà e oggettive perdite di opportunità. Le modifiche periodiche si rendono infatti necessarie per adeguare la realtà produttiva all’evoluzione della filiera e alle esigenze del mercato. Più che il doppio passaggio – incalza Baldrighi -, sarebbe meglio responsabilizzare maggiormente i Paesi membri, lasciando alla Commissione il compito di gestire eventuali opposizioni». Altro punto caldo è quello che riguarda la richiesta di deroghe, per le sperimentazioni necessarie per testare nuove tecniche e tecnologie e la loro compatibilità per salvaguardare le caratteristiche finali del prodotto DOP e IGP.
«Non esiste – afferma Giuseppe Liberatore, presidente uscente di Aicig – denominazione di successo senza Consorzi di tutela». Un ruolo che però le istituzioni sembrano non conoscere. Un esempio viene dall’applicazione della recente normativa sulla parità di genere (che impone una rappresentatività rigorosamente uguale tra maschi e femmine all’interno dei Consigli direttivi di enti e istituzioni). Seconco Liberatore si tratta di un aspetto che potrà rivelarsi critico. Secondo una prima ricognizione solo nel 5% dei Consorzi vi sono presenze del genere meno rappresentato rilevanti, ma comunque non superiori al 20%. I Consorzi si adegueranno, anche se ciò potrà comportare una spesa aggiuntiva al sistema stimabile in 200.000 euro per la sola convocazione delle assemblee straordinarie.
Fonte: Terra e Vita