Trump ieri ha ribadito ancora «America first» in occasione del suo primo intervento all’Assemblea Generale dell’ONU, un mantra che rischia di avere conseguenze negative anche sull’export italiano, che nel 2016 viaggiava intorno a 40 miliardi di euro. L’Italia è potenzialmente nel mirino perché è tra i cinque Paesi con il maggior surplus commerciale verso gli Stati Uniti, ma la buona notizia è che, almeno per i prodotti agroalimentari (il 10% circa del totale delle esportazioni italiane), eventuali barricate protezionistiche non sembrerebbero capaci di produrre effetti disastrosi. Anzi, le vendite di vino (35% dell’export agroalimentare), olio (13%), formaggi (8%) e pasta (6%) made in Italy, potrebbero addirittura migliorare se gli Stati Uniti si concentrassero sulla Cina, che vanta un surplus di 300 miliardi, o sui Paesi Nafta (Canada e Messico), che hanno una corsia preferenziale per il mercato USA.
Ma anche nel caso di uno scenario di guerra commerciale America-Europa, il peggiore possibile per le esportazioni tricolore, gli effetti, pur significativi, sarebbero comunque non allarmanti, con un calo inferiore al -10%. E quanto emerge dal rapporto «L’America First di Trump», curato dall’Ismea. Il dossier dell’Ismea ipotizza quattro scenari, corrispondenti ad altrettante iniziative che potrebbero scaturire dai risultati dell’executive order con cui Trump ha avviato l’indagine sulle cause dei deficit commerciali Usa.
SCENARIO OCM. II primo scenario ipotizza che l’America si muova all’interno delle regole dell’ Organizzazione Mondiale del Commercio, di fatto limitandosi ad azzerare gli accessi preferenziali al proprio mercato e alzando al massimo livello consentito i dazi esistenti. Questo scenario colpirebbe soprattutto i Paesi Nafta, mentre avrebbe scarsi influssi sull’Europa e per l’agroalimentare italiano potrebbe addirittura rappresentare un’opportunità, con incrementi possibili dell’export nell’ordine del 25%.
SCENARIO CINA. In questa ipotesi gli USA si concentrano sul nemico commerciale numero uno, la Cina, raddoppiando i balzelli sulle sue esportazioni. Anche in questo caso i prodotti tipici italiani non risentirebbero della mossa, con un 0,6% di vendite negli Stati Uniti.
SCENARIO GUERRA COMMERCIALE USA-UE. Lo scenario peggiore è quello che simula una guerra a colpi di dazi tra Vecchio e Nuovo Continente, con entrambi che raddoppiano le imposte sulle esportazioni del partner. In questo caso l’agroalimentare italiano subirebbe un impatto negativo del -9,5% sulle esportazioni verso gli USA.
SCENARIO UE. Una cifra simile (-8,9%) si registrerebbe in caso di barriere unilaterali da parte dell’America. Cali significativi, ma non certo un tracollo
Fonte: Milano Finanza