A ridosso della settimana del G7 dei ministri dell’Agricoltura si svolgerà a Bergamo anche il G7 delle Indicazioni Geografiche, che vedrà riunite l’11 ottobre le più importanti organizzazioni di settore in rappresentanza di oltre un milione d’imprese e operatori delle filiere agricole, vitivinicole e delle bevande spiritose di tutto il mondo. L’iniziativa, fortemente voluta dalle associazioni italiane Aicig, Federdoc, Isit, Afidop, Qualivita, Assodistil e Federdop (che rappresentano interessi per oltre 15 miliardi di produzione alimentare e di oltre 300.000 imprese) intende mettere al centro del dibattito del G7 il tema della tutela e dello sviluppo delle Indicazioni Geografiche.
Di fronte alle recenti richieste indirizzate al presidente Trump da parte delle organizzazioni agricole americane che spingono per il non riconoscimento delle IG negli accordi commerciali, l’incontro di Bergamo vuole porre un argine politico con un preciso obiettivo: ridare spinta ai sistemi di protezione multilaterali. Considerando poi i negoziati sugli accordi Trip’s bloccati da anni e il tentativo in corso – sempre da parte americana – di affossare l’Accordo di Lisbona gestito da Wipo, il G7 delle Indicazioni Geografiche sembra più che mai importante per tutto il settore dell’eccellenza italiana, in crescita sui mercati internazionali grazie ai prodotti di qualità DOP e IGP.
La conferenza sarà finalizzata all’elaborazione di una dichiarazione congiunta fra tutte le organizzazioni presenti, incentrata su quattro temi strategici: la cooperazione fra distretti evoluti delle IG e le aree dei Paesi in via di sviluppo, il modello della sostenibilità alimentare, la tutela e la web transparency. Su questo ultimo tema in particolare l’Italia, grazie alle attività messe in campo dal ministro Maurizio Martina, vanta un’esperienza unica con i protocolli d’intesa siglati con Alibaba, Amazon ed Ebay, che garantiscono ai produttori italiani di DOP e IGP un mercato online più sicuro e con meno rischi di contraffazioni.
Non meno importante, in questo particolare momento storico, il ruolo delle Indicazioni Geografiche sul fronte della coesione nazionale. In un Europa dove stanno prendendo più vigore i moti indipendentisti, riconoscere compiutamente il valore delle IG attraverso l’attuazione di politiche di tutela e sviluppo dei prodotti del territorio, significherebbe per i governi nazionali il riappropriarsi di un ruolo attivo e riconosciuto all’interno delle comunità locali. Questo significa in primis dare pieno riconoscimento politico ad asset culturali, economici e a fattori che caratterizzano l’unicità delle produzioni e l’impossibilità delle stesse di essere delocalizzate. A Bergamo il primo step per creare un vera politica internazionale fra i grandi del mondo che favorisca realmente le imprese agricole ed i consumatori nella loro dimensione territoriale e culturale.
Fonte: Huffingtonpost.it