La nuova sede nelle Cavallerizze della Reggia di Caserta conferma la vocazione a un primato “regale”, tanto più importante in questo 2018 dedicato al Cibo e all’Agroalimentare. La Mozzarella di Bufala Campana DOP è il terzo formaggio DOP in Italia dopo Grana Padano DOP e Parmigiano Reggiano DOP. Lo ha confermato il rapporto Ismea – Qualivita presentato a Roma qualche giorno fa, con la Campania al quarto posto per impatto economico dei prodotti a indicazione d’origine. Il presidente del Consorzio di Tutela Domenico Raimondo, al suo terzo mandato, snocciola numeri impressionanti della DOP: 104 caseifici, 1371 allevamenti, 15mila addetti, 44mila tonnellate di produzione annua. “Siamo i più grandi del Centro-Sud Italia, abbiamo la prima scuola di formazione lattiero-casearia, lavoriamo per incrementare la forza e il ruolo del Consorzio”.
La Puglia lanciala sfida con la sua mozzarella di Gioia del Colle, benedetta dal ministero delle Politiche Agricole.
“Non è in atto nessuna guerra e non saremo certo noi a dire no ad altre DOP che possono fare solo del bene al Mezzogiorno. Rivendichiamo però la massima chiarezza di un disciplinare partito nel 2011 come “Treccia della Murgia” e diventato poi “Mozzarella di Latte Vaccino”. Creare confusione non si può, per il bene di tutti. Cosi abbiamo chiesto che nella denominazione fosse inserita con gli stessi caratteri la fondamentale dicitura “di latte vaccino”. Cosi non è stato, perché il carattere usato nel disegno presentato dal comitato promotore è scritto troppo piccolo rispetto al resto.”
Si è parlato molto sulla proposta di modifica del disciplinare che consentirebbe alla mozzarella di venire congelata, soprattutto per poter raggiungere i mercati d’oltreoceano. Frozen è una opportunità o un insulto?
“Quando gustiamo al ristorante i gamberi rossi di Mazara abbattuti facciamo i puristi? Perché allora la mozzarella no? questione di pregiudizio più che di sostanza. A chi si indigna a priori ricordo che il trasporto aereo di mozzarella costa 10 dollari al chilo e che diventa praticamente impossibile fornire al pizzaiolo di New York la bufala campana a meno di 30/35 dollari. Se non affrontiamo la questione dei costi proibitivi in maniera razionale non riusciremo mai a espandere il nostro grande mercato potenziale. Questo vogliamo farlo nel rispetto del nostro straordinario prodotto. Stiamo lavorando con università e enti di ricerca proprio per definire i parametri di controllo della catena del freddo”.
Fonte: Il Mattino