Etichettatura a semaforo: ha fatto il giro del mondo la foto dell’etichetta di una diet cola venduta come private label dal colosso della distribuzione inglese da Sainsbury’s, messa a confronto con una confezione di latte, venduta nello stesso supermercato. Entrambi i prodotti riportano un bollino a spicchi che ricorda un semaforo: gli spicchi rappresentano ciascuno un nutriente: sale, grassi, grassi saturi, zuccheri, e calorie. Risultato? Verde pieno per la diet cola, mentre per il latte rosso (grassi), arancione (grassi saturi, zuccheri, e calorie) e verde solo per lo spicchio dei sali. Cosa coglie il consumatore da una simile rappresentazione? Verde? Via libera alla diet cola! Arancione-Rosso? Alt al latte!
E’ questa l’applicazione pratica del sistema delle etichette inglesi a semaforo, un esempio lampante di dove possa condurre il dirigismo nel campo alimentare. Un’eccezione tutta inglese? Non proprio, considerando che in Francia è stato lanciato da poco un nuovo sistema, il “nutri-score” che almeno, al contrario del sistema inglese, giudica tutto il prodotto nel suo insieme e non solo i suoi componenti isolati. E anche altri paesi stanno studiando strade simili. Tutti sistemi da adottare formalmente “su base volontaria” – tranne l’Ecuador, unico paese al mondo ad aver introdotto un sistema simile a quello inglese, ma obbligatorio per legge – ma che per motivi politici o di marketing stanno diventando quasi obbligati.
Ma da dove nasce l’esigenza di questi sistemi di etichettatura? Ad di là della sensibilità sempre crescente dei consumatori nei confronti del cibo, della sua provenienza e salubrità, c’è un orientamento delle autorità sanitaria mondiali, OMS in primis, a prevenire i grandi flagelli del mondo occidentale: cancro, diabete, malattie cardiovascolari e obesità. I nemici principali? Zuccheri, grassi e sale.
Così, nelle politiche sanitarie internazionali si è fatto strada il concetto dei ‘profili nutrizionali’, introdotti in Europa ufficialmente dal Regolamento n. 1924 del 2006 della Commissione, mentre dagli Usa si è fatta strada una linea diversa, che ha portato nel 1998 alla definizione delle GDA – Guideline Daily Amounts, cioè le quantità giornaliere indicative di energia e nutrienti che un adulto, in buona salute, deve assumere giornalmente per un’alimentazione equilibrata. Le GDA sono state proposte dal mondo industriale, sono su base volontaria e sono oggi il sistema di più diffuso.
Fonte: EFANEWS.it