Nella nota pubblicata dall’Istat Commercio con l’estero e prezzi all’import dei prodotti industriali e dai dati resi disponibili dall’istituto, si rileva che l’export agroalimentare Made in Italy ha concluso il 2017 con il record di 41 miliardi di euro (+7% rispetto al 2016), registrando nel mese di dicembre 3,4 miliardi di euro (+2% rispetto a dicembre 2016). In particolare, aumentano le esportazioni verso la Russia (+24%), la Cina (+14,8%) e Francia (+8%).
In occasione della pubblicazione dei dati Istat, il Ministero delle politiche agricole pubblica un Focus sui mercati internazionali riaperti dal 2014 ad oggi grazie al lavoro diplomatico del del Mipaaf con i Ministeri degli Affari Esteri, della Salute e dello Sviluppo economico che ha portato alla rimozione di barriere non tariffarie sui prodotti agroalimentari Made in Italy.
- Negli USA dal 2015 è stata aperta l’importazione ai salumi italiani e all’export di pere e mele.
- In Cina è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane che teneva fermo quel mercato dal 1999. Ok dalle autorità cinesi anche alle esportazioni di agrumi e kiwi dall’Italia.
- In Giappone si è ottenuto il via libera a importazioni carni bovine, dopo uno stop che durava dal 2001 a seguito dell’epidemia di BSE. Via libera anche ad Arance Tarocco, Moro e Sanguinello.
- I kiwi italiani si possono esportare oggi anche in Corea del Sud, Cile e Canada. Proprio le istituzioni canadesi hanno dato l’autorizzazione all’ingresso di uva da tavola e susine.
- Con Marocco e Algeria sono stati risolti i problemi che bloccavano i vivaisti italiani nella vendita di materiale di moltiplicazione di vite e fruttiferi.
Nella nota Istat si legge che a livello complessivo, “tra i settori che contribuiscono in misura più rilevante all’incremento dell’export italiano, sono in evidenza articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+16,0%), autoveicoli (+11,3%), sostanze e prodotti chimici (+9,0%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+8,7%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,5%)“.
Fonte: Istat