Le campagne del Parco nazionale del Vesuvio tornano a popolarsi, e finalmente dopo la grande fuga, il lento ritorno. I giovani si riprendono le terre che furono dei padri e l’agricoltura riparte, seppure con qualche difficoltà e tempi incerti. Lo dicono i numeri, emersi nel corso del seminario nazionale promosso da Federparchi (la federazione dei parchi e delle riserve naturali italiane) ieri al Palazzo Mediceo di Ottaviano. Un’ intera giornata dedicata al ruolo dell’agricoltura nella promozione della biodiversità e del territorio nelle aree protette.
Secondo i dati elaborati da Salvatore Faugno, docente al dipartimento di agraria della Federico II e membro del direttivo del Parco Vesuvio su indicazione del ministero delle politiche agricole, 15 anni fa la superficie coltivata nell’area intorno al vulcano era di circa 2.700 ettari. Poi, la fuga dalla campagna, peraltro in tendenza con il resto d’Italia: e così tre anni fa la superficie coltivata era scesa ad appena 700 ettari. Finalmente l’inversione di marcia: negli ultimi tempi si registra un ritorno alla campagna, le zone coltivate sono ora intorno ai 1.000 ettari.
“Merito di due fattori: una situazione economica che ha spinto i giovani a cercare altre soluzioni occupazionali, anche grazie alla conoscenza delle nuove tecnologie, e i fondi del piano di sviluppo rurale della Regione, i cui incentivi ad investire nel comparto agricolo hanno sicuramente aiutato”, spiega il professor Faugno. Tra le coltivazioni, due emergono su tutte: quella del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP e quella del Lacryma Christi DOP. Nel caso del Piennolo, negli ultimi dieci anni la superficie coltivata è aumentata da soli 5 ettari a circa 20 ettari.
“L’agricoltura sostenibile e il turismo legato all’enogastronomia sono due grandi risorse che i Parchi devono aiutare a crescere per il bene del territorio e delle comunità locali. Qui stiamo facendo dei grandi passi avanti ma c’ è da fare ancora altra strada: penso all’albicocco e a tutto il comparto dell’ ortofrutta, sulla cui valorizzazione si sta lavorando tanto”, dice il presidente del Parco Vesuvio Agostino Casillo.
Ieri, comunque, ad Ottaviano sono state portate esperienze provenienti da tutto il Belpaese: criticità, casi di successo e buone prassi messe a confronto in uno dei luoghi simbolo della legalità, bene confiscato alla camorra. «”Un’agricoltura sostenibile nei parchi è di fondamentale importanza, poiché la connessione tra natura, paesaggio e attività agro-silvo pastorali, e le conseguenti produzioni locali di qualità, rappresenta uno degli elementi di attrattiva e valore del territorio”, ha spiegato il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri.
Fonte: Il Mattino