Le IG per lo sviluppo ambientale, economico e sociale del pianeta
Il punto di vista di professori ed esperti del mondo universitario e della ricerca, con approfondimenti su tematiche prioritarie per il settore agroalimentare e vitivinicolo a qualità certificata DOP IGP. Uno spazio per analizzare lo stato dell’arte attraverso una visuale ampia e riflettere sulle prospettive di sviluppo del comparto delle Indicazioni Geografiche.
Il concetto di sostenibilità sta lentamente diventando una componente costante del sistema produttivo e di consumo mondiale passando da una nozione teorica a elemento concreto delle strategie delle imprese e in particolare di quelle agroalimentari. Ma cosa è e perché la sostenibilità diventa importante? Soprattutto, perché misurare la sostenibilità delle Denominazioni di Origine?
La sostenibilità è un concetto complesso e multidimensionale la cui applicazione presuppone un tipo di sviluppo “sostenibile” che per quanto riguarda i prodotti alimentari implica la conservazione delle risorse genetiche, del fattore terra, dell’acqua, delle specie vegetali e animali nonché l’uso di tecniche produttive rispettose dell’ambiente, economicamente sostenibili e socialmente accettabili (FAO Council, 1989). Va da sé che tale tipo di sviluppo implica la gestione di tre dimensioni apparentemente scollegate tra di loro: quella ambientale, quella economica e quella sociale.
Queste tre dimensioni devono essere strettamente in equilibrio in quanto legate tra loro da un rapporto causa effetto con il risultato che un sistema alimentare non è sostenibile non solo se non si rispetta l’ambiente, ma anche gli aspetti culturali e sociali, o se i fattori produttivi, tra cui il lavoro, non sono sufficientemente riconosciuti e remunerati.
Il perché la sostenibilità stia diventando un concetto molto importante è dovuto alle sfide che il mondo sta affrontando per la sopravvivenza dell’intero pianeta all’aumentare costante e progressivo della popolazione mondiale, tanto che l’ONU pone la sostenibilità al centro dell’Agenda politica che i Governi del mondo dovranno sviluppare da qui al 2030 (ONU, 2017; www.sustainabledevelopment.un.org). L’ONU individua ben 17 obiettivi politici che devono essere considerati per garantire lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta, ma tutti riconducibili alle tematiche ambientali, sociali ed economiche.
Le Indicazioni Geografiche esempio virtuoso di sostenibilità
Ci si potrebbe chiedere se i prodotti tipici riconosciuti legalmente come Indicazioni Geografiche (e Denominazioni di Origine in Europa) siano per loro natura e caratteristica sostenibili. Se guardiamo alcuni dei prodotti più rappresentativi – come ad esempio il Parmigiano Reggiano DOP, l’olio di oliva riconducibile a specifiche aree geografiche e a tantissime produzioni considerate “tipiche” nel gergo comune – la risposta non può essere che positiva. Si tratta, infatti, di prodotti che riflettono una cultura di consumo e di preparazione in alcuni casi millenaria, ottenuti sulla base del sapere locale delle popolazioni che al contempo erano produttori e consumatori e che hanno saputo interpretare e gestire le innovazioni, mantenendo il legame con il territorio da un punto di vista ambientale e sociale, ricavandone altresì il giusto compenso per il loro lavoro. [blockquote size=”fourth” align=”right” ]Le IG, un sapere millenario che ha mantenuto saldo il legame con il territorio[/blockquote] Potremmo interrogarci sul perché i prodotti tipici adesso tutelati come Indicazioni Geografiche siano così longevi nonostante le necessarie evoluzioni e/o contaminazioni culturali. Il “segreto” non è nel tipo di tutela legale, ma nella qualità di questi prodotti percepita dai consumatori. Quest’ultima non dipende dalle sole caratteristiche intrinseche (colore, profumo, aroma, etc.) ma piuttosto dalle caratteristiche intrinseche associate a quelle estrinseche, rappresentate proprio dalle modalità di produzione che sono state utilizzate. Queste ultime dipendono a loro volta dalle tradizioni che, chi le produce, ha mantenuto – in tutto o in parte – nel tempo, salvaguardano il legame tra uomo e ambiente, o meglio tra uomo e natura nella “battaglia” quotidiana di produrre cibo sano e salubre per sé, per i suoi famigliari, per la società. È questo innegabile legame tra uomo e prodotto che rende unico il cibo ottenuto da ingredienti considerati tipici (protetti o meno).
A questi attributi qualitativi che caratterizzano i prodotti tipici si aggiunge la loro sostenibilità in quanto basati proprio sul rispetto dei fattori che li hanno generati: la natura, l’ambiente, l’uomo nelle sue relazioni sociali, culturali e storiche. Ovviamente, ad influenzare e a scardinare questo rapporto c’è la dimensione economica e nel momento in cui i fattori che li generano non dovessero venire adeguatamente remunerati, chi produce è obbligato a cambiare tecnologia, ad innovare riducendo i costi, rompendo l’equilibrio che lo lega all’ambiente e soprattutto alle tradizioni, favorendo la nascita di nuovi prodotti che però perdono quelle caratteristiche qualitative estrinseche che li caratterizzano, tra cui la sostenibilità.
Monitorare la sostenibilità delle produzioni tipiche
Dire che i prodotti tipici sono di per sé sostenibili non è sufficiente. In una società dove tutto è misurato, descritto e comunicato, la sostenibilità va valutata e monitorata per intervenire qualora le condizioni che la modificano agiscano negativamente, mettendo a rischio la componente ambientale, sociale o economica.
Per questo motivo il progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea “Strength2Food” (www.strength2food.eu) misura, analizza e divulga il livello di sostenibilità di oltre 30 Indicazioni Geografiche in più di 10 Paesi distribuiti su due continenti (Europa e Asia). L’obiettivo è contribuire a mantenere nel tempo non solo tipologie di prodotti ma l’intero sistema ambientale, sociale ed economico che li genera, promuovendo politiche e strategie da parte dei Governi e dei Consorzi di Tutela.
A cura di Prof. Filippo Arfini
Fonte: Consortium 2018/00