Tra il 2011 e il 2016, anni attraversati dalla crisi economica, il settore agroalimentare italiano ha evidenziato la sua natura anticiclica con una redditività in crescita dal 7,8% all’8,6% «utilizzata per “mettere in sicurezza” le aziende, aumentando il grado di patrimonializzazione e riducendo i debiti». A inquadrare così il comparto è stato uno studio Nomisma per Agronetwork realizzato su un campione di oltre 5.400 bilanci di imprese di capitale del settore agricolo ed alimentare, «in grado di esprimere un fatturato cumulato di quasi 92 miliardi di euro». In base allo studio, pur a fronte di uno «scenario di mercato complicato», l’agroalimentare italiano ha visto crescere «l’export del 69% nel periodo 2007-2017, crescendo in termini di valore aggiunto di oltre il 10% contro un calo del 2% del totale manifatturiero». La redditività, misurata come rapporto tra margine operativo lordo e fatturato, è passata dal 7,8% del 2011 all’8,6% del 2016, «mantenendosi costantemente al di sopra sia della media del settore manifatturiero che del totale dei quattro comparti rappresentativi il “Made in Italy” vale a dire agroalimentare, abbigliamento-tessile, arredo-legno e automazione, il cui indice cumulato è passato da 6,5% a 7,9%».
Nel settore, ancora, vi sono stati segmenti che hanno riportato performance superiori come quello del vino (il cui margine operativo lordo passato da 10% a 11,7%) e il dolciario (sempre sopra il 10%) mentre carni e lattiero-caseario sono risultati sotto la media. «A parte le grandi imprese, quelle con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, che hanno utilizzato l’aumento dei flussi di cassa generato da questa redditività per fare investimenti – osserva Denis Pantini, responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma – la gran parte delle aziende ha deciso principalmente di abbattere l’indebitamento finanziario ed accrescere la propria solidità patrimoniale». Non a caso il grado di patrimonializzazione, misurato dal rapporto tra patrimonio netto e totale del passivo, è cresciuto dal 39% al 44% per il totale delle imprese agroalimentari.
Intanto si rafforza l’export agroalimentare tricolore. Nel 2017 sono ammontate a oltre 40 miliardi di euro, in valore, le esportazioni del “Made in Italy” del cibo con un incremento del 7% sul 2016 trainato dai formaggi (+ 11%), dal vino (+6%), dalla cioccolata (+20%) e dai prodotti da forno (+ 12%). E’ quanto emerge da un altro studio di Nomisma – presentato in occasione del convegno “L’agroalimentare italiano alla prova dell’internazionalizzazione” – secondo cui, in termini di valore, l’Italia resta ancora distante da concorrenti come Germania e Francia, ai vertici nelle esportazioni agroalimentari con 76 e 60 miliardi di euro.
Fonte: Il Resto del Carlino