Sovranismo e populismo. Sono le due categorie utilizzate dal vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, per annunciare che la maggioranza di governo non intende ratificare il trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea. L’accordo che va sotto il nome di Ceta (Comprehensive economic and trade agreement) è in vigore in via provvisoria dal settembre del 2017, per ora è stato convalidato da una decina di stati membri Ue.
Ma in Italia il destino della ratifica appare segnato. A dirlo è Luigi Di Maio, intervenendo all’assemblea di Coldiretti, associazione da sempre contraria all’accordo. «Il Ceta dovrà arrivare in aula per la ratifica e questa maggioranza lo respingerà» spiega il vice premier, che argomenta: «Essere qui per me significa rivendicare un po’ di sano sovranismo, in un momento in cui in Europa e in Italia sembra che preoccuparsi degli affari nostri sia una brutta cosa. Se ti occupi del prodotto italiano, cerchi di difenderlo, allora sei populista». L’avversione di Di Maio al Ceta ricalca quella del ministro per l’Agricoltura Gian Marco Centinaio, ma il vicepremier aggiunge un elemento: «Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l’Italia all’estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta, sarà rimosso».
Un tono che, come prevedibile, incassa il plauso della platea di Coldiretti. L’associazione delle imprese agricole e agroalimentari guidata da Roberto Moncalvo contesta, del resto, l’accordo Ceta, segnalando che le esportazioni di prodotti del made in Italy, come Parmigiano Reggiano DOP e Grana Padano DOP, sono diminuite. L’effetto sarebbe dovuto alla mancanza delle necessarie tutele nel trattato Ceta: la contraffazione e la diffusione dei prodotti italian sounding tipo il Parmesan, insomma, danneggiano i prodotti originali.
Resta che le parole di Di Maio fanno scattare l’opposizione. L’ex sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto precisa: «Secondo l’Ue, dall’entrata in vigore del Ceta l’export italiano verso il Canada è aumentato dell’8%. Le dichiarazioni di Di Maio sono chiaramente dettate o dall’ignoranza o dalla follia». Anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, si fa sentire: «Mi sembra che il trattato apra all’Italia e non chiuda. Bisogna interpretare i dati in una logica di paese e non di categoria». Respingere la ratifica per Boccia sarebbe «un grave errore». A stemperare dal fronte governativo arriva il ministro dell’Economia Giovanni Tria, spiegando che «è sempre bene avere degli accordi commerciali, bisogna vedere come si fanno e il contenuto. In genere il diavolo sta nei dettagli quindi non so se c’è qualcosa che va o non va».
Fonte: Corriere della Sera