Il Pecorino Romano DOP ha vinto: i formaggi prodotti nel Lazio non potranno più essere commercializzati col nome “cacio romano”. La sentenza è stata pubblicata dal Tribunale delle imprese della Capitale: le assonanze tra i due prodotti, secondo i giudici, sono infatti troppe per non confondere i consumatori, il tutto a svantaggio del più famoso Pecorino Romano DOP, una delle eccellenze dell’agroalimentare della Sardegna, il cui mercato è per il 70% estero.
Ma il tribunale laziale non si è limitato soltanto a vietare la vendita di formaggi etichettati come “cacio romano”. Ha imposto anche il ritiro dal commercio e la distruzione dei prodotti ritenuti illegali, nonché l’obbligo di pubblicare la sentenza sulle pagine di due quotidiani.
Il verdetto è stato accolto con comprensibile soddisfazione dal Consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP, vincitore di uno scontro legale all’apparenza impari che l’ha visto (con Lergacoop e Cia), avere la meglio su un ampio fronte di imprese e associazioni di categoria guidate dalla Regione Lazio. “Per la prima volta il nostro marchio è stato riconosciuto come brand universale da proteggere” commenta il numero uno del Consorzio di tutela Pecorino Romano DOP Salvatore Pallitta “respingendo di conseguenza la registrazione di qualsiasi etichetta che possa essere confusa sul mercato”.
La battaglia tra “cacio” e Pecorino Romano DOP si trascinava da anni. Il primo tema di scontro è stato quello sulla produzione. “Il 97% del Pecorino Romano DOP viene prodotto in Sardegna – commenta Atzori presidente regionale di Legacoop – e solo una piccola parte arriva invece dai caseifici autorizzati del Lazio e della Toscana. Uno squilibrio sul quale allevatori e trasformatori hanno voluto innescare un tentativo di secessione dalla Sardegna, con la creazione di una nuova denominazione di origine protetta”.
Fonte: L’Unione Sarda