Tra i filari del Veronese e sulle colline del Trevigiano nasce l’oro enologico del Veneto: i vini veronesi e il Conegliano Valdobbiadene – Prosecco rappresentano la punta avanzata del Nordest e uno dei comparti produttivi più in salute dell’intero made in Italy.
Nello specifico, a crescere a doppia cifra è il Conegliano Valdobbiadene- l Prosecco di (+23,8 milioni di euro pari a +14,3%), primo e unico distretto dei vini triveneti che compare nella parte alta della classifica delle migliori crescite distrettuali nazionali. Una conferma inequivocabile dell’incredibile scia di crescita che prosegue ininterrotta da 9 anni, trainato dal Regno Unito, suo mercato principale in grande accelerazione nel secondo trimestre del 2018 (+33,1%), tanto da realizzare un incremento in valore (+1o,8 milioni di euro) doppio rispetto a quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (+5,3 milioni di euro) che per dimensione sono il distretto dei vini più presente nel mercato anglosassone.
«La riorganizzazione del Prosecco ha fatto bene a tutti – afferma Elvira Bortolomiol, proprietaria dell’omonima azienda e a lungo vicepresidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene – il mercato ha compreso la differenza tra la coltivazione in pianura e la qualità della Docg coltivata in collina. E cresciuta l’eccellenza e riusciamo a proteggere meglio il nostro prodotto dalle contraffazioni anche all’estero. Adesso stiamo lavorando sulla sostenibilità perché il prossimo obiettivo è quello della creazione di un distretto biologico».
Se il Prosecco infila più da nove anni, i vini del Veronese (+1,1 milioni di euro pari a o,5°ß) sono tornati a crescere seppure in modo lieve nel secondo trimestre del 2018, recuperando in parte l’arretramento dei primi tre mesi dell’anno. «I dati esprimono il buono stato di salute delle nostre denominazioni» – ricorda Bruno Trentini, direttore generale di Cantine di Soave – .Le denominazioni storiche del Veronese sono nate circa 5o anni fa e venivano esportate come il Chianti DOP. Negli ultimi anni è esploso in tutto il mondo il fenomeno dell’Amarone della Valpolicella DOP ma è tutto il territorio a essere cresciuto: il Valpolicella ripasso DOP, il Soave DOP, il Chiaretto della Valpolicella DOP, tornato a crescere dopo anni di appannamento. A differenza di altri distretti il nostro parte dal vantaggio di poter contare su grandi cantine e poco frazionamento, questo ci permette di avere scelte condivise anche se il campanilismo resta ancora il peggior nemico del nostro comparto».
Eppure qualche ombra esiste anche in un settore in grande crescita: risulta in calo, per esempio, l’export nei primi tre mercati di sbocco (Germania, Regno Unito e Stati Uniti) mentre crescono Belgio, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Francia. Le scelte condivise «Siamo cresciuti tanto negli anni scorsi, una piccola flessione era naturale – afferma Paolo Sartori, direttore generale di Sartori vini, azienda storica del Veronese che quest’anno festeggia 12o anni di vita – il nostro territorio ha saputo non accontentarsi del successo dell’Amarone della Valpolicella DOP, ha portato in alto anche il Valpolicella ripasso che è diventato un prodotto di prima fila. Per crescere ancora serve una politica dei prezzi condivisa, è essenziale che i nostri prodotti migliori non vengano svenduti. Per farlo bisognerebbe mettere da parte campanilismi e scorrette politiche di concorrenza. Un territorio cresce se si conducono politiche condivise senza lasciarsi a andare a scorciatoie che potrebbero danneggiare tutti».
Fonte: Corriere della Sera