Un gigante da oltre 165 milioni di bottiglie che vuole riscoprire il proprio carattere originario e che strizza l’occhio ai consumatori più esi genti, attraverso il driver della sostenibilità. Il – complesso mondo del Lambrusco emiliano tiene in serbo nuove carte da giocare sui mercati, con il duplice obiettivo di consolidare le proprie posizioni e conquistare la fiducia delle nuove leve. L’operazione svecchiamento, avviata diversi anni fa, sembra completarsi, grazie al lungo lavoro dei due consorzi di tutela. Quella verace origine contadina, che creava tanto imbarazzo tra buyer e distributori, ora è diventata un elemento da spendere e su cui basare un efficace storytelling. In questo nuovo corso, per il vino più venduto nella Gdo italiana, conosciuto nel mondo grazie alla sua particolarità olfattiva e gustativa, i prossimi anni saranno decisivi, considerando le novità in arrivo sia sul fronte agronomico sia su quello più strettamente promozionale. La ricerca di un’identità più forte, attraverso la reintroduzione dei cloni storici, il rinnovo degli impianti e una moderna meccanizzazione, la certificazione di sostenibilità che potrebbe arrivare a breve. Armi nel cassetto che, se saranno comunicate al meglio, potrebbero dare al mondo dei lambruschi una grande spinta sul lato commerciale. I due principali consorzi di tutela (quello del Lambrusco di Modena e quello dei vini DOP Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa) fanno sul serio e hanno scelto la via dei controlli serrati al proprio interno e della tutela internazionale. Ma c’è un altro elemento che gioca a favore di questa Dop: l’interesse suscitato, a più livelli, dalle versioni metodo classico, che sta consentendo di ottenere importanti riconoscimenti da parte delle guide di settore, conferendo lustro all’intera denominazione.
L’annata e la produzione. Il vino prodotto nel 2018, e proveniente dalla complicata vendemmia 2017, ha subìto una flessione del 23%, a causa della gelata primaverile nel 2017 e del prolungato periodo di siccità in estate. La vendemmia delle uve Lambrusco nel 2018, invece, è in linea con le previsioni di una annata normale. Anzi, le stime dei consorzi di tutela prevedono un leggero incremento del 2% rispetto all’annata 2016, in cui furono raccolti 1,4 milioni di quintali. Si tratta di una produzione “assolutamente nella norma”, che Davide Frascari, presidente del Consorzio tutela e promozione dei vini DOP Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa, spiega così: “Il dato 2018 va letto alla luce del fatto che nel nostro distretto, tra 2015 e 2016, sono arrivati 1.700 ettari di quote di reimpianti provenienti da altre zone d’Italia. Pertanto, il 2018 è stato l’anno in cui è entrata in produzione una parte di questi nuovi impianti, soprattutto nel Reggiano”.
I mercati. Il bilancio dei primi otto mesi del 2018 è in netta ripresa: se nel 2017 erano state prodotte 77 milioni di bottiglie (di cui 26,7 mln di Lambrusco Doc e 50,2 mln di Lambrusco IGT), nello stesso periodo del 2018 sono state confezionate 98.255.657 bottiglie, delle quali 29.121.062 di Lambrusco Doc e 69.134.595 di Lambrusco IGP, con un incremento di produzione anno su anno del 22%. Una netta ripresa che va di pari passo, come rileva Claudio Biondi, riconfermato alla guida del Consorzio del Lambrusco di Modena dopo l’uscita di Pierluigi Sciolette, con il buon momento delle vendite in Francia, Germania e Spagna e la contemporanea crescita in Canada, Brasile, Giappone, Messico e Russia. i PRezzi Per il presidente Biondi, parlare di prezzi significa analizzare tre aspetti diversi della Lambrusco valley. Le remunerazioni delle uve ai soci, che oggi ammontano a circa 38 euro a quintale, e che consentono di raggiungere una produzione lorda vendibile di 10mila euro per ettaro. Il prezzo del vino in cisterna che dalle cantine passa agli imbottigliatori: “Registriamo un lieve calo a causa di una annata più abbondante”. Il prezzo alla bottiglia: “Nel 2017, nonostante il calo produttivo, si è deciso di non incrementare oltre un certo limite il livello. In pratica, gli imbottigliatori si sono fatti carico dell’aumento della materia prima”. Considerati questi elementi, il mercato “risentirà di una annata produttiva abbondante”.
Fonte: www.gamberorosso.it