Meno carne fresca di suino sulla tavola degli italiani: i numeri degli allevamenti lombardi, che valgono da soli il 50 per cento dell’intero comparto nazionale, rivedono al ribasso le cifre dei capi forniti al mercato. La speranza è riuscire a intercettare la domanda di nuovi consumatori, specie lontano dal territorio europeo. La Cina in prima battuta, dove una timida liberalizzazione delle importazioni potrebbe creare sbocchi interessanti per le aziende di trasformazione e per gli allevamenti della pianura padana.
Risolto il problema delle quotazioni basse, specie per i tagli destinati alle produzioni Dop, che negli ultimi cinque anni si sono attestati a livelli di sicurezza, manca ancora un freno – secondo Confagricoltura – all’importazione di suini esteri, anche europei, per produzioni tradizionalmente identificate come italiane, come il prosciutto cotto. Ma l’emergenza alle porte è un’altra: la peste suina, che ha contagiato a causa dei cinghiali, diversi allevamenti dell’Est Europa, non deve approdare in Lombardia. Un piano specifico è stato preparato dalla Regione Lombardia.
Fonte: Il Giorno