«Il nuovo Parlamento europeo riparte con la riforma della Politica agricola comune: in ballo ci sono per l’Italia quasi 7 miliardi all’anno, che è quanto riceviamo dalla Pac attuale ». Paolo De Castro, ex ministro delle Politiche agricole, è stato rieletto all’Europarlamento con il Pd. Domani e dopo parteciperà al consiglio informale dei ministri dell’Agricoltura, a Bucarest, in qualità di presidente della Commissione uscente Agricoltura e sviluppo rurale, di cui era vice, ma il polacco Czeslaw Siekierski non è stato rieletto. Le nuove commissioni saranno composte nelle prossime settimane.
Qual è l’ordine del giorno di domani? «Il consiglio sarà incentrato sull’innovazione. Per l’Italia è importante il tema del miglioramento genetico delle piante che non vuol dire Ogm, si tratta di tecniche di mutagenesi. Siamo leader, ad esempio, nella varietà di viti resistenti ai parassiti. Questo permette di ridurre gli interventi chimici sulle piante. Ma serve una regolamentazione mentre oggi c’è un percorso autorizzativo come per gli Ogm. Poi si discuterà di agricoltura di precisione, bioagricolura ed economia circolare. Si parlerà anche di Pac, farò il punto della situazione».
Gli Ogm sono vietati in 17 Paesi Ue, tra cui l’Italia. Non c’è opposizione alle tecniche di mutagenesi? «In Italia sono a favore anche Coldiretti e Slow Food, purché si rimanga nell’ambito di ciò che può accadere in natura. Queste tecniche offrono speranze per combattere le malattie che aggrediscono le piante, ma serve chiarezza a livello di regole. L’ultima sentenza della Corte di Giustizia ha lasciato agli Stati la decisione di come considerare queste tecniche, creando confusione. Anche se la Commissione Ue è in scadenza, il messaggio che vogliamo dare è che ci si deve attivare per una regolamentazione europea».
Cosa rischiamo con la nuova Pac? «Il bilancio dell’Unione 2021-2027 è stato pensato dalla Commissione Ue senza il contributo del Regno Unito per via della Brexit. Si dovrà fare i conti con minori risorse. Ma ciò che più preoccupa è la nuova architettura istituzionale in cui è inserita la Pac, che dà molta più autonomia agli Stati, fino alla definizione degli obiettivi e degli strumenti per raggiungerli».
Per l’Italia è un vantaggio? «I rischi sono una distorsione della concorrenza e che ogni Paese vada in una direzione diversa. Questa impostazione può creare difficoltà in Italia, Spagna e Germania perché la gestione dei fondi agricoli, che ora è in parte nelle mani delle Regioni, verrebbe accentrata in quelle dello Stato. La proposta della Commissione Ue non piace nemmeno al ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio e alla Lega. Piace in linea di massima al Consiglio, ma non al Parlamento Ue. C’è margine di azione nei negoziati».
Non è positivo avere più autonomia in agricoltura? «Agli Stati serve maggiore flessibilità ma all’interno delle decisioni europee»
Fonte: Il Corriere della Sera